Nuove proteste in Brasile, e un morto
Un milione di persone hanno manifestato pacificamente in più di 100 città, ci sono stati nuovi scontri e saccheggi, un ragazzo è morto vicino a San Paolo
Più di un milione di persone – scrive BBC basandosi sulle stime ufficiali delle autorità – hanno manifestato questa notte in più di 100 città del Brasile, proseguendo le proteste che vanno avanti ormai da oltre una settimana. La gran parte delle mobilitazioni è stata pacifica, ma anche stanotte una minoranza si è scontrata con la polizia, ha danneggiato vetrine, bancomat e luoghi pubblici e ha saccheggiato negozi. Un ragazzo di 18 anni è morto durante le manifestazioni, investito da un’auto che cercava di passare tra i manifestanti che bloccavano una strada a Ribeiro Preto, a 330 chilometri da San Paolo: «Un’auto ha investito un gruppo di tre persone, una delle quali è morta», ha scritto la polizia sul suo account Twitter. C’è anche un video che mostra l’incidente.
A Rio de Janeiro la polizia ha detto che hanno manifestato 300 mila persone. Dopo una prima marcia pacifica, i primi incidenti si sono verificati al di fuori del municipio. Almeno 40 persone sono rimaste ferite, tra cui un giornalista di TV Globo, colpito alla fronte da un proiettile di gomma. A Brasilia alcuni attivisti hanno attaccato il ministero degli Affari Esteri: hanno rotto i vetri di una porta d’ingresso, ma la polizia è intervenuta per impedirne l’ingresso. I feriti sono almeno 30. Numerosi danni sono stati fatti anche al palazzo progettato dal celebre architetto Oscar Niemeyer. Cortei e scontri si sono verificati anche in altre città: a Salvador de Bahia hanno marciato in 50 mila, è stato incendiato un autobus e un manifestante e un poliziotto sono stati feriti; a San Paolo erano almeno in 110 mila e altrettanti a Vitoria dove la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni davanti alla sede del tribunale. A Belem e Campinas, alcuni gruppi hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine e infranto i vetri delle finestre delle sedi dei municipi e dei palazzi governativi, dove si sono svolti gli scontri più violenti.
I manifestanti protestano contro il governo di Dilma Rousseff – alcuni hanno anche bruciato bandiere del suo partito – che nel frattempo ha annullato la visita di Stato prevista in Giappone per la settimana prossima e ha convocato una riunione urgente del governo per questa mattina (alle 9.30 ora locale, le 14.30 in Italia). Secondo la stampa locale, verrà valutata la situazione e anche l’opportunità di un messaggio radiotelevisivo di Rousseff al paese in rivolta. La popolarità della presidenta continua comunque a essere piuttosto alta nel paese: nonostante sia scesa di 8 punti da marzo a giugno, secondo un sondaggio fatto dopo l’inizio delle proteste è al 71 per cento.
Le ragioni della contestazione sono soprattutto le alte spese sostenute per l’organizzazione degli importanti eventi sportivi che il Brasile sta ospitando e ospiterà nei prossimi anni – la Confederations Cup 2013, i Mondiali di calcio 2014, le Olimpiadi 2016 – e l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici, che però negli ultimi giorni diverse città hanno ritirato, per venire incontro alle richieste di chi protesta. Ma c’è, più in generale, anche molta insofferenza per la grande corruzione diffusa nel paese, che ha contribuito a rallentare la crescita economica degli ultimi anni.
Le ragioni sono comunque molto complesse, tanto che lo stesso segretario generale della presidenza del Brasile, Gilberto Carvalho, ha ammesso di non capirne fino in fondo le ragioni. Vi partecipano studenti, la maggior parte dei quali hanno meno di 25 anni e non appartengono ad alcun partito politico. Le mobilitazioni non hanno leader, si sono diffuse rapidamente e hanno rivendicazioni molteplici: diversi esperti di movimenti di massa hanno affermato che proprio per questi motivi sono destinate a proseguire e a crescere.