Uomini e tonni
Adriano Sofri sulla brutta storia dei migranti morti nel Canale di Sicilia
Domenica 16 giugno, 95 migranti che erano a bordo di un gommone sono stati salvati dalla Guardia Costiera italiana. Arrivati a Lampedusa, hanno raccontato che sette di loro erano annegati nel Canale di Sicilia mentre cercavano di aggrapparsi a una gabbia per l’allevamento di tonni trainata da un motopesca tunisino: l’equipaggio ha tagliato i cavi, lasciandoli in mare aperto. Nel maggio di cinque anni fa 27 somali rimasero aggrappati per tre giorni alle gabbie dell’imbarcazione maltese ”Budafel”: l’armatore si rifiutò di farli salire a bordo per paura di perdere il carico dei pesci e vennero soccorsi da una nave della Marina Militare. Quell’immagine fece il giro del mondo. Adriano Sofri, su Repubblica di oggi, racconta il viaggio parallelo e disperato dei migranti umani e dei pesci, ognuno verso la propria destinazione.
Bisognerebbe essere Giacomo Leopardi, che figurò il dialogo di un cavallo e un bue, o dell’asinaio con l’asino, a scrivere il dialoghetto morale fra l’uomo e il tonno, fra l’uomotonno e il tonnouomo. I quali sono animali nobili ambedue, e specie protette: benché i tonni rossi – pinnazzurra – prossimi all’estinzione, mentre gli umani africani si moltiplicano, sicché fra il perdere il carico dei tonni e il mancare di soccorso alla deriva degli umani il peschereccio che li traina ha la scelta facile e quasi inevitabile. E solo per ipocrisia gli spettatori, quali siamo per lo più voi e io, lo deplorano, concorrendo a fissare il valore di mercato degli uni e degli altri, e i primi mangiamo di gusto, e non vogliamo sapere dei secondi.
Nel maggio del 2007 comparve quel faccia a faccia fra gli uomini ammarati e i tonni deportati, e il capitano del peschereccio spiegò che i tonni dentro la gabbia valevano un milione, e i 27 somali attaccati fuori non valevano niente, e lui niente ci poteva. Questa volta gli umani del peschereccio devono essersela vista brutta davvero, se hanno tagliato la corda e perduto il tesoro di tonni pur di non caricarsi della zavorra di centodue umani. Si può disputare se gli animali umani siano superiori ai tonni, se non per possanza fisica – paragone impensabile – per intelligenza e lungimiranza. Ma il confronto è complicato dalla divisione intestina che oppone gli umani, ed è ignota ai tonni.
Pescatori e loro imprenditori e clienti; e migranti umani, e tonni. I quali sono migranti formidabili, che se ne vengono in quattro mesi dall’America al Mediterraneo — senza mai fermarsi, pena morir soffocati — in cerca dell’acqua luminosa e calda per riprodursi. I migranti umani vengono anche da lontano, per deserti e città cattive, e si attentano nell’acqua chiudendo gli occhi, immaginando di là una terra di delizie, o almeno di salvezza: e nell’acqua si aggrappano alla gabbia dei tonni, e una volta in salvo li aspetta la gabbia per umani, nella quale, dopo mesi forzati a star fermi fino a soffocare, avverrà loro perfino di rimpiangere il cielo aperto sopra quel madornale salvagente che imprigiona i tonni, e il luccichio argentato, e gli occhi fraternamente spalancati. Ghiotti ai palati giapponesi, del resto, e preziosi a cavarne valvole cardiache, tanto sono duttili gli animali umani. Allevati in gabbia, per ingrassare, che ancora non si sa riprodurli cattivi, i tonni rossi sono catturati e trascinati per mare nella direzione inversa a quella dei gommoni di migranti umani — che non chiamo disperati, perché occorre sperare forte per mettersi in quel viaggio — fino a disporli muso contro muso, invidiandosi. Si chiama stabulazione, l’ingrasso in quei recinti acquatici, e vuol dire la stalla, promossa a stabulazione per umani, per ingrassare i tonni catturati e tenere a galla gli umani catturandi. Muoiono lungo il viaggio umani e tonni, i quali sono, benché grandissimi, delicatissimi di conformazione e chissà anche di sentimenti. Separati dai soccorritori, andranno gli uni e gli altri al loro destino, cioè alla loro destinazione.
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Foto: i 27 migranti aggrappati per tre giorni alle gabbie per tonni,
maggio 2007 (AP Photo/Italian Navy, HO)