José Saramago e la solitudine
«La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice».
José Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis, 1984.
Lo scrittore portoghese José Saramago nacque ad Azinhaga nel 1922, lavorò a lungo nell’editoria e come critico letterario per la rivista Seara Nova, si iscrisse al partito comunista durante la dittatura di Salazar. Iniziò a pubblicare poesie e romanzi negli anni Sessanta, e dopo la Rivoluzione dei garofani del 1974 si dedicò esclusivamente alla scrittura. Divenne famoso in Portogallo con Il Memoriale del convento (1982) e L’anno della morte di Ricardo Reis (1984), e a livello internazionale con Storia dell’assedio di Lisbona (1989), Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991) e Cecità (1995). Nel 1998 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura.
Saramago è morto a Tías, nelle Canarie, il 18 giugno del 2010, tre anni fa.