Putin ha rubato un anello del Super Bowl?
Lo ha raccontato Robert Kraft, proprietario dei New England Patriots che vinsero nel 2005: il portavoce di Putin gli ha consigliato di andare dallo psicanalista
Il proprietario della squadra di football americano New England Patriots, Robert Kraft, ha raccontato al giornale statunitense New York Post una storia piuttosto bizzarra su come il presidente russo Vladimir Putin gli avrebbe “sottratto” un anello di grande valore conquistato grazie alla vittoria del campionato della sua squadra di football.
I fatti di cui parla Kraft risalgono al 2005, durante un incontro avvenuto a San Pietroburgo cinque mesi dopo che i Patriots avevano sconfitto i Philadelphia Eagles nel Super Bowl, ovvero l’incontro che assegna il titolo di campione della National Football League (NFL) – la lega professionistica statunitense di football americano – e che probabilmente è l’evento sportivo più atteso e seguito di tutto l’anno negli Stati Uniti. Ai vincitori del Super Bowl viene consegnato un anello di grande valore, sia economico che simbolico. Nel 2005 ai Patriots furono consegnati circa 70 anelli, dal valore di 25mila dollari ciascuno (corrispondente a circa 18.700 euro), e uno di questi fu dato a Kraft.
A otto anni di distanza, Kraft ha detto al New York Post: «Ho tirato fuori l’anello e gliel’ho mostrato [a Putin], e lui l’ha preso e se n’è andato. […] L’ha messo in tasca e tre agenti del KGB lo hanno circondato e se ne sono andati tutti». La ricostruzione di Kraft è molto diversa rispetto alla storia che lui stesso aveva raccontato nel 2005, dopo l’incontro con Putin. Allora disse: «Putin, un grande conoscitore e appassionato di molti sport, è stato chiaramente considerato un ospite d’eccezione. Ho deciso di dargli l’anello come simbolo del rispetto e dell’ammirazione che io ho nei confronti della popolazione russa e della sua leadership».
Kraft ha spiegato la doppia versione dicendo che dopo l’incontro con Putin ricevette una telefonata dall’allora presidente George W. Bush, che gli disse: «Sarebbe davvero nell’interesse dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica considerare quello che è successo con l’anello come un regalo» (secondo Kraft, Bush parlò proprio di “Unione Sovietica”). Nonostante Kraft ammettesse già allora l’esistenza di un legame affettivo con quell’anello – c’è scritto sopra il suo nome – l’anello si trova oggi alla biblioteca del Cremlino, a Mosca.
Dopo le cose dette da Kraft al New York Post, ha risposto anche il portavoce del presidente Putin, Dmitry Peskov, che ha raccontato la sua versione della storia. Peskov, che era presente all’incontro di San Pietroburgo del 2005, ha detto di avere visto Kraft regalare l’anello al presidente e ha aggiunto che qualsiasi altra ipotesi che suggerisca che Putin abbia messo sotto pressione Kraft – spingendolo a non reagire dopo avergli sottratto l’anello – dovrebbe essere considerata una questione da discutere “con uno psicanalista”. Peskov ha aggiunto: «Se il signor Kraft sta davvero vivendo con un tale dolore per la sua perdita, allora il presidente è disposto a inviargli un altro anello dello stesso valore economico».
La vicenda sembra ora stata ridimensionata dallo stesso Kraft. Domenica il portavoce del Kraft Group ha detto all’agenzia Associated Press che Kraft è molto felice che il suo anello sia al Cremlino e che questa era solo «il racconto di un aneddoto divertente che a volte Robert racconta per scherzo».
foto: Vladimir Putin stringe la mano a Robert Kraft, durante l’incontro a San Pietroburgo del 25 giugno 2005. In centro Rupert Murdoch. (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)