Vendere la RAI, ora
Prima di doverla chiudere domani, come i greci, propone Alessandro De Nicola su Repubblica
Alessandro de Nicola, professore aggiunto di diritto commerciale all’Università Bocconi e tra i fondatori di Fermare il Declino, ha spiegato oggi su Repubblica perché secondo lui bisognerebbe vendere la RAI, prima di essere costretti a chiuderla, come ha fatto il governo greco con la radiotelevisione pubblica ERT.
Il portavoce del governo greco, Simos Kedioglou, ha annunciato martedì la chiusura della radiotelevisione pubblica, Ert, nonché il licenziamento di tutti i suoi 2.500 dipendenti. Benché ieri il primo ministro Samaras abbia aperto a una ripresa parziale delle attività, resta uno shock notevole: l’emittente statale ellenica fa parte della vita quotidiana di ogni greco quanto la Rai per noi italiani.
Eppure, nell’ambito del programma di privatizzazioni imposto ad Atene dalla troika di Fondo Monetario, Bce e Commissione europea, anche la stazione tv non si salva. Verrà ristruttura in vista della vendita e saranno riassunti solo i dipendenti indispensabili e che accetteranno nuovi contratti di lavoro meno onerosi per l’azienda. Ert era il classico buco nero che costava ad un paese piccolo e impoverito come la Grecia 300 milioni di euro l’anno di sussidi pubblici (in linea con l’Italia, dove, con una popolazione quasi 6 volte superiore, il canone frutta alla Rai poco più di 1,7 miliardi, essendo però il reddito medio dei greci inferiore al nostro). Inoltre, gli sprechi dell’emittente erano diventati leggendari e quindi il governo, per tagliare il nodo gordiano, ha deciso di prendere una misura draconiana.
Ebbene, se poniamo lo sguardo sulle vicende di casa nostra, forse potremmo prendere delle utili lezioni da quanto sta succedendo nella nazione culla della civiltà occidentale. La prima è che anche in un paese dove la tradizione dell’intervento statale in economia è forte e radicata culturalmente, quando le circostanza lo impongono, vengono smantellati i tabù. Fortunatamente l’Italia non è nelle condizioni disastrate della Grecia, ma più si tarda a prendere certe decisioni, più quando si assumono esse sono dolorose, drastiche e meno redditizie di quanto avrebbero potuto essere. Inoltre, quanto avviene ad Atene ci deve indurre a riflettere specificamente sulla Rai.
(continua a leggere sulla rassegna stampa dell’Istituto Treccani)