Un rapper tunisino condannato a due anni di carcere
È colpevole di aver insultato la polizia in una canzone, ed è l'ultimo episodio di una serie di casi simili in Tunisia
Giovedì 13 giugno il cantante rap tunisino “Weld El 15”, il cui vero nome è Ala Yaacoub, è stato condannato a due anni di carcere per aver insultato la polizia in una sua canzone. La sentenza è stata letta dal giudice del tribunale di Ben Arous, nella periferia di Tunisi, e subito dopo ci sono state proteste e scontri in aula tra gli agenti e i sostenitori del cantante. Alcuni di loro sono stati picchiati e cacciati fuori dal tribunale.
Ala Yaacoub era stato accusato dopo la pubblicazione su YouTube di un video intitolato “Boulicia Kleb” (“I poliziotti sono cani”) in cui dice che i poliziotti “devono essere macellati al posto delle pecore durante Eid al-Adha”, una festa musulmana. «Nella canzone ho usato gli stessi termini che ha usato la polizia per parlare dei giovani. La polizia deve rispettare i cittadini, se vuole essere rispettata», ha spiegato. Ala Yaacoub era stato condannato a due anni di carcere in contumacia a marzo e aveva deciso poi di presentarsi in tribunale con la speranza di ottenere una pena minore. Altri quattro cantanti che erano apparsi nello stesso video e che erano stati condannati a marzo, durante un secondo processo in aprile erano stati rilasciati. Ala Yaacoub è stato accusato di “oltraggio” e di “cospirazione per commettere violenza contro un pubblico ufficiale”.
Ennahda, partito islamista al governo, è accusato di utilizzare i tribunali per limitare la libertà di espressione. Negli ultimi mesi in Tunisia ci sono state diverse condanne con motivazioni simili a quelle del cantante Ala Yaacoub. La più discussa riguarda Amina, la militante tunisina di FEMEN che è stata arrestata il 19 maggio e condannata a due anni di prigione per aver scritto “FEMEN” sul muro di un cimitero musulmano. Altre tre militanti europee del gruppo FEMEN sono state condannate il 12 giugno a quattro mesi e un giorno in carcere per aver manifestato a seno nudo il 29 maggio a Tunisi in sostegno di Amina. Ghazi Beji e Jabeur Mejri, due giovani attivisti atei, sono stati condannati il 25 marzo del 2012 a sette anni e mezzo di reclusione per aver pubblicato sulla loro pagina Facebook delle caricature del profeta Maometto.