L’attacco informatico a “Inspire”, la rivista in pdf di al Qaida
Sì, al Qaida ha una rivista, che risultò utile anche agli attentatori di Boston: l'intelligence statunitense ne ha sabotato l'ultimo numero
Martedì 11 giugno il Washington Post ha scritto che il mese scorso l’intelligence statunitense ha compiuto un’operazione segreta con l’obiettivo di sabotare un numero di Inspire, la rivista pdf in lingua inglese diffusa online da al Qaida: tra le altre cose, Inspire pubblica le istruzioni per costruire bombe e compiere attacchi terroristici. Secondo quanto ha riportato il quotidiano statunitense, l’operazione sarebbe riuscita, almeno temporaneamente. La seconda pagina è stata modificata, e le successive 20 sono state oscurate: il numero, che era stato messo online il 14 maggio, è stato tolto dalla rete in poco meno di mezz’ora.
La rivista Inspire è seguita da diverso tempo da giornalisti e analisti che si occupano di Medio Oriente e di terrorismo. Negli Stati Uniti è diventata molto conosciuta solo recentemente, con gli attentati alla maratona di Boston dello scorso 15 aprile. Dzhokhar Tsarnaev, uno dei due sospettati dell’attentato, dopo l’arresto disse all’FBI che lui e il fratello avevano costruito le bombe – che erano delle pentole a pressione da cucina, ognuna di sei litri di capacità, riempite di esplosivo a basso costo, chiodi, cuscinetti a sfera e pezzi di metallo – seguendo anche le istruzioni trovate su Inspire.
Secondo il Washington Post, la decisione di sabotare Inspire è stata presa dopo che all’interno dell’amministrazione di Barack Obama si era discusso molto su come limitare la diffusione delle pubblicazioni online che inducono a compiere violenze, come nel caso dell’attentato a Boston. Non è ancora chiaro come sia avvenuto l’attacco informatico: da diversi anni, comunque, la National Security Agency, l’Agenzia di sicurezza nazionale statunitense, e la CIA, stanno investendo molte risorse per aumentare la propria capacità di contrastare questo tipo di propaganda online. Un esponente dell’intelligence americana, che ha voluto rimanere anonimo, ha spiegato al Washington Post perché questo tipo di pubblicazioni sono considerate una minaccia dagli Stati Uniti:
«Hanno dei lettori specifici – un seguito. Le persone la cercano [la rivista], a differenza di qualcosa che è stato pubblicato in internet in maniera casuale. Secondo, è molto “user-frendly”. Inspire utilizza immagini e diagrammi che spiegano le cose passo a passo, e questo è un problema»
Il 30 maggio è apparso in rete l’undicesimo numero di Inspire, che è andato a sostituire quello rimosso due settimane prima: il nuovo numero, tuttora facilmente reperibile online, si intitola “Who&Why” ed è dedicato quasi interamente agli autori dell’attentato di Boston.
Al suo interno sono anche disponibili due indirizzi e-mail per eventuali domande o per proporre contenuti, e l’avvertenza di prendere precauzioni nell’usare il programma Asrar al-Mujahidden (che sembra non raggiungibile dall’Italia, un’anteprima è disponibile qui), perché si potrebbe essere sorvegliati o controllati dai servizi di intelligence stranieri.
Inspire fu fondato nel 2010 da Anwar Al-Awalaki, uno dei leader di Al Qaida nato negli Stati Uniti, e Samir Khan, cittadino statunitense, uccisi entrambi nel settembre 2011 in Yemen da droni americani. Già in passato comunque le autorità americane si erano occupate di Inspire: nel 2011, ad esempio, un giovane soldato del Texas, Naser Jason Abdo, fu arrestato dall’FBI mentre preparava bombe con delle bombole a pressione. Abdo aveva trovato le istruzioni su Inspire, in particolare su un articolo intitolato “Costruisci una bomba nella cucina di tua madre”.