4 cose nuove su PRISM
Come è nata l'inchiesta, cosa stanno facendo le società coinvolte, dov'è finito Snowden e cosa stanno facendo i difensori dei diritti civili
Da circa una settimana i giornali di tutto il mondo si stanno occupando del caso PRISM, il sistema grazie al quale la National Security Agency (NSA), l’Agenzia per la sicurezza statunitense, controlla da almeno 6 anni le comunicazioni online effettuate all’estero dai clienti delle più grandi società informatiche del mondo. Le cose che si sanno fino ad oggi su PRISM sono ancora incomplete e ci sono dei punti della vicenda molto pochi chiari, come quello legato al rapporto di collaborazione tra NSA e società informatiche, e conseguenti responsabilità.
Ci sono però alcune cose che sappiamo con certezza: le inchieste in realtà sono due, una del Washington Post e l’altra del Guardian; la fonte dei documenti è Edward Snowden, ventinovenne ex collaboratore della NSA che si è rifugiato a Hong Kong per sfuggire alla giustizia statunitense; il giorno prima della pubblicazione dei documenti legati a PRISM il Guardian aveva pubblicato l’ordinanza di un tribunale federale che autorizzava la NSA a ottenere i tabulati telefonici dei clienti della società Verizon, proveniente anch’essa dai documenti consegnati da Snowden; infine, che diverse associazioni per la difesa dei diritti civili, oltre che diversi membri del Congresso statunitense, hanno criticato molto l’operato della NSA. Negli ultimi due giorni ci sono stati almeno quattro sviluppi importanti nel caso PRISM, e probabilmente ce ne saranno altri a breve, come ha detto Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian che sta seguendo l’inchiesta per il suo giornale.
1. Com’è nata l’inchiesta
Lunedì 10 giugno Salon ha pubblicato un’intervista esclusiva a Laura Poitras, la regista del servizio pubblicato dal Washington Post sul programma PRISM e dell’intervista del Guardian a Edward Snowden, il collaboratore della NSA che ha dato avvio alle due inchieste rivelando i dettagli di PRISM. Poitras ha 49 anni ed è una regista – non così nota al grande pubblico – autrice di tre film sul terrorismo e di numerosi servizi giornalistici legati ad alcune importanti inchieste, come quella su un altro programma di sorveglianza interno agli Stati Uniti, chiamato “Stellar Wind“.
Nell’intervista a Salon, Poitras spiega alcune cose nuove su come è nata l’inchiesta. Racconta di essere stata contattata direttamente da Snowden via email a febbraio, e dopo un’iniziale titubanza a considerare la fonte “autentica”, ha deciso di rivolgersi a due colleghi giornalisti e amici: Barton Gellman del Washington Post e Glenn Greenwald del Guardian, che hanno poi seguito e sviluppato l’inchiesta sui rispettivi giornali. Gellman non ha commentato questo passaggio, mentre Greenwald ha spiegato lunedì allo Huffington Post di essere stato contattato anche lui – separatamente – da Snowden, ma di avere avuto diversi problemi a occuparsi immediatamente della storia, sia per i sospetti sull’autenticità della fonte, sia perché Snowden gli chiese di installare un programma di crittografia per comunicare, procedura su cui Greenwald incontrò diverse difficoltà.
Dai primi contatti con Snowden, ha spiegato Poitras, sono nate le due inchieste su PRISM. Poitras si trova ancora a Hong Kong, e ha detto a Salon di non sapere dove andrà ora, anche se sta ancora lavorando al caso PRISM. Non ha voluto invece aggiungere ulteriori dettagli sull’inchiesta, che è ancora in corso, e non ha voluto specificare che tipo di collaborazione sta mantenendo con i due giornalisti del Guardian e del Washington Post.
2. Le società informatiche vogliono pubblicare la richiesta della NSA
Nella giornata di martedì Google, Facebook e Microsoft hanno chiesto l’autorizzazione al governo statunitense a rivelare i dettagli delle richieste ricevute dalla NSA in merito al caso PRISM. Fino a oggi non è ancora chiaro quanta libertà queste grandi società abbiano avuto nell’opporsi alle richieste della NSA. In questi ultimi giorni sono state accusate di non avere protetto a sufficienza i dati e le comunicazioni personali dei loro clienti.
Google è stata la prima società a riconoscere pubblicamente di avere ricevuto la richiesta di collaborazione al programma PRISM, aggiungendo però di averla soddisfatta in minima parte. Facebook e Microsoft, anche se non hanno specificato molti dettagli sul loro coinvolgimento, hanno avanzato la stessa richiesta di Google: prima di poter procedere, le tre società dovranno attendere la risposta del governo, visto che secondo il Foreign Intelligence Surveillance Act, la legge grazie alla quale è stato possibile attuare PRISM, è vietato ai soggetti coinvolti nel programma di divulgare informazioni su di esso. Se i dettagli dovessero essere resi pubblici, probabilmente si potrebbe fare chiarezza su uno dei punti ancora oscuri dell’intera vicenda, e su cui si è creata parecchia confusione anche nei giorni scorsi: cioè capire in che modo e a quali dati dei clienti delle società la NSA ha avuto accesso.
3. Dov’è finito Edward Snowden?
Il 29enne ex dipendente della Booz Allen Hamilton, società di consulenza specializzata nel settore pubblico che collaborava con la NSA sul programma PRISM, da lunedì pomeriggio è sparito. Snowden, che ieri è stato licenziato dalla sua azienda, si era rifugiato a Hong Kong per evitare di essere perseguito dalla giustizia statunitense: dall’hotel di Hong Kong in cui si trovava fino a due giorni fa aveva anche dato l’intervista al giornalista Glenn Greenwald, poi pubblicata sul Guardian, in cui spiegava i motivi della sua scelta di diffondere molti dettagli del programma PRISM.
La scelta di Snowden di rifugiarsi a Hong Kong ha sollevato diversi dubbi da parte di molti gruppi attivi nella difesa della libertà di stampa: dal 1997, infatti, Hong Kong è sotto la sovranità della Cina, e diverse associazioni internazionali, come “Reporters Without Borders“, hanno segnalato che negli ultimi anni la libertà di stampa della regione autonoma è crollata significativamente. Se Snowden dovesse trovarsi ancora lì, avrebbe alcune possibilità di sfuggire alla giustizia statunitense, anche se limitate. Hong Kong, che ha stipulato un trattato con gli Stati Uniti sull’estradizione, potrebbe rifiutarsi di estradare Snowden nei casi in cui il crimine di cui sarà accusato non è reato per la legge nazionale, se la pena per quel crimine dovesse arrivare fino alla pena di morte e se il procedimento a cui gli Stati Uniti vogliono sottoporre Snowden non è compatibile con l'”International Covenant on Civil e Political Rights”. E, ovviamente, nel caso in cui il governo cinese, che è titolare delle questioni legate alle relazioni estere di Hong Kong, dovesse opporsi.
4. La denuncia dell’American Civil Liberties Union
Le rivelazioni di Snowden, scrive l’Atlantic, potrebbero avere offerto nuove possibilità all’American Civil Liberties Union, associazione non governativa che difende i diritti civili negli Stati Uniti. Dopo le conferme sull’esistenza di un programma di controllo dei tabulati telefonici da parte della NSA sui clienti di una divisione della società Verizon, l’associazione ha presentato una denuncia contro il direttore dell’intelligence nazionale statunitense, il direttore della National Security Agency, il segretario della Difesa e il procuratore generale, con l’accusa di avere violato la Costituzione degli Stati Uniti (in particolare, il primo e il quarto emendamento). Inoltre, sempre secondo l’American Civil Liberties Union, l’azione della NSA avrebbe superato ampiamente i poteri che il Congresso gli ha concesso tramite l’approvazione del “Patriot Act”, rinnovato con l’amministrazione Obama nel 2012.
Il motivo per cui la denuncia potrebbe avere possibilità di successo, prosegue l’Atlantic, è il fatto che l’associazione è cliente della società Verizon: per presentare una denuncia, infatti, il denunciante ha bisogno di avere una sorta di legittimazione che gli deriva dal fatto di essere stato influenzato dal comportamento contenuto nella denuncia. In questo caso l’associazione è stata oggetto, insieme a migliaia di altri clienti, dell’attività di sorveglianza della NSA, ed è quindi parte coinvolta nel presunto illecito. Al di là delle implicazioni legali della vicenda, le rivelazioni di Snowden hanno già contribuito a riavviare negli Stati Uniti il grande dibattito sul tema dell’equilibrio tra la protezione della sicurezza nazionale a la difesa dei diritti civili.
foto: Il giornalista del Guardian Glenn Greenwald (AP Photo/Vincent Yu)