Tutte le novità sul caso PRISM
Le cose da sapere se eravate distratti nel weekend: sappiamo chi è la fonte dei documenti e sappiamo di qualche frettolosa iniziale imprecisione della stampa
Sono passati quattro giorni dalla pubblicazione delle inchieste del Washington Post e del Guardian che hanno svelato l’esistenza di PRISM, il sistema grazie al quale la National Security Agency (NSA), l’Agenzia per la sicurezza statunitense, da almeno sei anni ha accesso alle comunicazioni online effettuate all’estero dai clienti delle più grandi società informatiche e attive su Internet del mondo. Molti dettagli sul funzionamento del programma e sulla sua effettiva estensione non sono ancora chiari, ma nel fine settimana ci sono stati numerosi sviluppi, che da un lato hanno aiutato a capire meglio la storia di PRISM, e dall’altro a ridimensionarne alcuni aspetti che pare siano stati ingigantiti dai media.
Edward Snowden
Lo sviluppo più importante e inatteso si è verificato domenica 9 giugno, quando il Guardian ha pubblicato un lungo articolo svelando la propria fonte delle inchieste sulla NSA. I documenti e le informazioni su PRISM, e non solo, sono stati forniti da Edward Snowden, un ex assistente tecnico per la CIA di 29 anni, che negli ultimi tempi ha lavorato come collaboratore della società di consulenza privata Booz Allen Hamilton, che tra le altre cose collabora con la NSA.
Snowden dice di avere fatto una copia di alcuni documenti nella sede della NSA in cui stava lavorando alle Hawaii, ottenendo successivamente un permesso lavorativo di un paio di settimane per motivi di salute. Ha preso un volo per Hong Kong il 20 maggio e da allora vive lì, in un albergo, facendo molta attenzione a chi incontra e alle sue comunicazioni, per evitare gli agenti dell’NSA. Confida che il governo locale non lo consegni agli Stati Uniti.
Che cosa rischia Snowden
Sabato 8 giugno il direttore della NSA, James Clapper, ha spiegato che è stato richiesto l’avvio di un’indagine penale per la diffusione delle informazioni sull’attività dell’Agenzia. In seguito alla notizia del Guardian su Snowden, la NSA non ha rilasciato ulteriori commenti e ha ricordato che la vicenda è di competenza del Dipartimento di Giustizia. Nella serata di domenica 9 giugno il Dipartimento ha diffuso un breve comunicato in cui viene solamente confermato l’avvio delle indagini.
In tempi brevi potrebbero essere formulate le prime accuse nei confronti di Snowden, ma è difficile dire quali sviluppi ci potranno essere per lui. Gli Stati Uniti e Hong Kong hanno da tempo un accordo per l’estradizione dei loro cittadini. Per estradare qualcuno, gli Stati Uniti devono ottenere il consenso congiunto di Hong Kong e della Cina, che ha la sovranità sull’ex territorio britannico con molte autonomie. Il governo cinese potrebbe decidere di collaborare da subito, garantendo l’estrazione. Secondo alcuni osservatori, potrebbe invece sfruttare la situazione politicamente, ribaltando la classica situazione in cui la Cina è il paese oppressore delle libertà su Internet, mentre gli Stati Uniti sono il luogo della libertà di parola ed espressione anche sul Web. Il governo cinese sa che gli Stati Uniti non metterebbero in crisi i loro rapporti con la Cina per la mancata estradizione e potrebbe quindi fare leva su questo punto.
Una fuga?
Non è escluso che Snowden decida di lasciare la sua stanza di albergo a Hong Kong, partire e cambiare paese prima che il Dipartimento di Giustizia statunitense abbia formulato eventuali accuse. Sarebbe una mossa molto rischiosa e da realizzare in tempi rapidi, ma potrebbe consentire a Snowden di raggiungere un paese che non ha accordi per l’estradizione con il governo degli Stati Uniti.
Che cosa dice la Casa Bianca
Il viceconsigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, Ben Rhodes, ha spiegato domenica 9 giugno che la Casa Bianca è favorevole al dibattito che è nato tra i media, gli elettori e i membri del Congresso sui sistemi di sorveglianza della NSA. Rhodes ha ricordato che il governo ha fatto tutto il necessario per trovare un buon rapporto tra privacy e sicurezza “costruendo meccanismi di supervisione molto rigorosi”.
Che cosa dice il Congresso
Dianne Feinstein, la senatrice che presiede la commissione del Senato sull’intelligence, ha detto di essere disponibile a organizzare audizioni pubbliche della NSA sul caso PRISM, e sugli altri sistemi usati per la sorveglianza come la raccolta dei tabulati dalle compagnie telefoniche. Ma molti dettagli e aspetti della vicenda non potranno essere resi pubblici, perché sono riservati per ragioni di sicurezza nazionale. Molti membri del Congresso negli ultimi giorni hanno spiegato che non avevano precisamente idea dell’estensione dei meccanismi di controllo utilizzati dalla NSA, nemmeno quando si trattò a fine 2012 di rinnovare la legge voluta da George W. Bush nel 2007 sui suoi poteri. Solo alcuni membri del Congresso erano a conoscenza del sistema, ma tenuti al silenzio per motivi di sicurezza nazionale.
Google e gli altri collaboravano?
Continua a essere una delle domande più difficili cui dare risposta sul caso PRISM. Negli ultimi giorni buona parte delle società coinvolte hanno diffuso comunicati per smentire di avere dato alla NSA l’accesso diretto ai loro server, e quindi alla loro enorme mole di dati sulle attività dei loro utenti. Il CEO di Google, Larry Page, e quello di Facebook, hanno respinto in prima persona ogni accusa indirizzata alle loro società, chiedendo comunque al governo statunitense più trasparenza.
Nessuna azienda coinvolta ha però dato, fino a ora, dettagli chiari e concreti sul proprio grado di partecipazione alle attività della NSA. Dicono di non avere collaborato “direttamente” con l’Agenzia, ma non hanno dato informazioni sul loro lavoro “indiretto” e sui limiti che si sono poste. E la cosa sta facendo molto discutere, soprattutto nella Silicon Valley, in California, dove sono nate alcune delle più importanti società informatiche del mondo e dove ci sono migliaia di startup, che considerano la trasparenza e la libertà della Rete un elemento essenziale per il successo delle loro attività.
Boundless Informant
Domenica 9 giugno, il Guardian ha pubblicato un’altra inchiesta esclusiva rivelando l’esistenza di Boundless Informant (letteralmente “Informatore senza limiti”), uno strumento informatico utilizzato dalla NSA per tenere traccia delle comunicazioni online.
Il sistema, in questo caso, non ha accesso ai contenuti delle comunicazioni – come messaggi e email – ma tiene solamente traccia della loro quantità e circolazione online (metadata). Boundless Informant viene utilizzato per sapere quasi istantaneamente che tipo di informazioni possono essere sfruttate per indagini di intelligence in un dato paese. L’enorme quantità di dati che registra può essere usata per identificare andamenti e particolari picchi nelle comunicazioni. Sistemi accurati di analisi dei metadata, hanno spiegato nei giorni scorsi diversi esperti, possono fornire molte più informazioni sugli individui che comunicano tra loro rispetto ai contenuti stessi dei loro messaggi.
Un po’ di inesattezze
Molti osservatori ritengono che il Guardian e il Washington Post abbiano fatto troppo affidamento sul documento riservato della NSA, che spiegava – attraverso una serie di slide molto schematiche – il funzionamento di PRISM. Nei loro primi articoli è stato scritto che la NSA ha avuto per almeno sei anni un accesso diretto ai server contenenti dati di milioni di persone, iscritte ai servizi online di Google, Facebook, Skype e altre società informatiche. In seguito alle numerose smentite delle società coinvolte e ad alcune informazioni date dall’NSA, si è capito che le cose erano meno nette e più sfumate, cosa che ha spinto soprattutto il Washington Post a ritrattare su alcuni importanti dettagli.
La prima versione del suo articolo con lo scoop su PRISM, per esempio, diceva che le società di Internet “partecipano consapevolmente” al progetto. Alcune ore dopo l’articolo è stato modificato con una frase molto più cauta, in cui si dice che delle società di Internet “la cooperazione è essenziale per le attività di PRISM”. Diverse altre frasi dell’articolo sono state attenuate e sfumate rispetto all’originale, ma senza dare alcuna indicazione sulle modifiche, a parte un cambiamento nell’orario di pubblicazione online del pezzo, che intanto aveva già fatto il giro del mondo.