Sono state usate armi chimiche in Siria, dice l’ONU
Ma non sa dire chi le ha usate: dovrebbe fare degli ulteriori test in Siria, cosa che non accadrà
Martedì 4 giugno le Nazioni Unite hanno diffuso le prime conclusioni a cui è giunta la Commissione incaricata di indagare sull’uso delle armi chimiche in Siria: secondo quanto riportato da Associated Press, nel rapporto si sostiene che ci siano “ragionevoli basi” per credere che in almeno quattro momenti diversi della guerra civile siriana si sia fatto uso di una quantità limitata di sostanze chimiche tossiche, anche se al momento non è ancora possibile determinare il tipo di sostanze e chi ne abbia fatto uso.
La Commissione ONU ha fatto sapere di essere giunta a queste conclusioni tramite interviste a rifugiati siriani, personale medico e alcune vittime degli attacchi: inoltre, ha aggiunto che una valutazione definitiva e più precisa sarà possibile solo dopo avere eseguito dei test su campioni prelevati direttamente dalle persone uccise e dai luoghi in cui si crede si siano verificati questi attacchi. In pratica solo dopo che il presidente siriano Bashar al Assad permetterà agli ispettori della Commissione di entrare nel paese, autorizzazione finora negata.
Il rapporto della Commissione ONU tratta anche di altri crimini commessi nella guerra siriana da metà gennaio a metà maggio 2013. Entrambe le parti del conflitto vengono considerate responsabili di avere commesso crimini di guerra e contro l’umanità – gli episodi verificati in questo senso sarebbero 17, riporta il New York Times: l’esercito e le milizie fedeli ad Assad, dice il rapporto, hanno compiuto torture, stupri, trasferimenti e sparizioni forzate; i ribelli sono accusati di avere ucciso molti nemici senza averli prima processati, oltre che essere responsabili di torture, sequestri e saccheggi. Il rapporto aggiunge però che le violazioni e gli abusi commessi dei ribelli «non hanno raggiunto l’intensità e la portata di quelli commessi dalle forze governative e dalle milizie affiliate».
Il rapporto si esprime anche riguardo all’ipotesi di trasferimento di armi a favore dei ribelli siriani, dicendo che se questo si verificasse il rischio che vengano commesse ulteriori violazioni del diritto internazionale di guerra aumenterebbe. L’indicazione, sostiene AP, sembra essere rivolta ai paesi dell’Unione Europea, che il 28 maggio scorso, su pressione dei francesi e dei britannici, non hanno trovato un accordo per estendere l’embargo sulla vendita delle armi in Siria.
Il 27 marzo scorso il segretario dell’ONU, Ban Ki-Moon, aveva nominato lo scienziato svedese Ake Sellstrom a capo della Commissione, istituita come team indipendente per indagare sull’eventuale uso di armi chimiche in Siria, di cui si era parlato soprattutto in occasione dell’attacco del 19 marzo vicino alla città siriana di Aleppo, che aveva causato la morte di 26 persone. Da allora diversi giornali internazionali, tra cui il francese Le Monde, e diverse agenzie di intelligence, tra cui quelle degli Stati Uniti e di Israele, avevano testimoniato l’uso di armi chimiche nel conflitto in Siria.
foto: MAYSARA AL-MASRI/AFP/Getty Images