L’Australia discute ancora se diventare una repubblica
La vecchia questione è stata riportata d'attualità dalle opinioni concordi di due importanti politici, uno di destra e uno di sinistra
Negli ultimi mesi in Australia si è tornato a discutere di un tema presente nella politica nazionale da diversi anni: la possibilità per il paese di abbandonare la monarchia costituzionale – attualmente la Regina dell’Australia è Elisabetta II del Regno Unito – e diventare una repubblica a tutti gli effetti.
Un’occasione importante per trattare questo tema si è verificata a Canberra, la capitale, lunedì 3 giugno, quando il viceprimo ministro laburista Wayne Swan si è incontrato con l’ex leader dell’opposizione e attuale ministro ombra per le Comunicazioni, il liberale Malcom Turnbull. I due hanno presentato il libro di saggi “Project Republic: Plans and Arguments for a New Australia”, dicendosi entrambi favorevoli alla Repubblica, anche se con modalità e tempi diversi: Swan si è detto favorevole che questo processo inizi il prima possibile, mentre Turnbull ha dichiarato di voler aspettare almeno la fine del regno di Elisabetta II.
Nonostante l’accordo di massima tra Turnbull e Swan, in realtà in Australia non c’è un ampio consenso sulla questione Monarchia-Repubblica, anzi il dibattito è molto complesso e le divisioni nella politica nazionale sono trasversali. Anche i conservatori, tradizionalmente più legati all’alleanza con il Regno Unito e alla monarchia, negli anni si sono divisi tra chi vuole una qualche transizione verso la repubblica e chi è convintamente monarchico, come l’ex primo ministro conservatore John Howard e l’attuale leader Tony Abbott.
Nel recente passato diversi conservatori hanno accusato i laburisti di affrontare la questione con toni anti-britannici, piuttosto che pro-australiani – una retorica legata più che altro alla necessità di rispondere ai rispettivi elettorati, più che a differenze di merito: questo era successo per esempio nel gennaio 2013, quando proprio Turnbull etichettò gli argomenti pro-repubblica di Swan come anti-britannici. Un dibattito molto ampio riguarda anche la forma da dare alla soluzione repubblicana: molti tra “monarchici” e “repubblicani”, per esempio, sono favorevoli a cambiamenti minimi dell’assetto istituzionale, anche se in senso repubblicano.
In Australia il tema monarchia-repubblica è molto delicato ed era già stato affrontato in passato: nel 1999, per esempio, si tenne un referendum popolare in cui si chiedeva se l’Australia dovesse diventare una repubblica con un presidente nominato dal Parlamento: Turnbull guidò la campagna referendaria contro Tony Abbott, attuale leader dell’opposizione conservatrice, che secondo alcuni sondaggi è destinato a diventare il nuovo primo ministro del paese alle prossime elezioni del settembre 2013. Gli stessi sostenitori filo-repubblicani si divisero al loro interno tra chi sosteneva che il presidente dovesse venire eletto direttamente e chi credeva che dovesse essere nominato dal Parlamento. Al referendum i sostenitori del “sì” non ottennero la maggioranza richiesta e il paese rimase una monarchia costituzionale.
Proprio il fallimento del referendum del 1999 ha portato Turnbull a consigliare cautela e a chiedere che prima di avviare un vero e proprio referendum si organizzino delle consultazioni popolari su Internet, per permettere agli australiani di capire il significato e la portata di una eventuale modifica costituzionale così importante. I laburisti, però, potrebbero accelerare il processo: secondo il Guardian le dichiarazioni di Swan potrebbero voler dire che, in caso di vittoria alle prossime elezioni federali fissate per il settembre 2013, i laburisti potrebbe già organizzare delle consultazioni o un referendum sulla questione, ancora prima della fine del regno di Elisabetta II.
foto: la Regina Elisabetta II e il primo ministro dell’Australia, Julia Gillard (AP Photo/Rick Rycroft)