Come funziona l’esame di terza media
Tra poco lo affronteranno 600 mila studenti, è composto da sei prove (più della maturità) e potrebbe funzionare meglio
Emanuele Contu, che insegna Lettere alle scuole medie dal 2003 ed è responsabile scuola del PD milanese, spiega sul sito dei Mille come funziona e quali sono i pro e i contro dell’esame di terza media, che tra poco dovranno affrontare circa 600 mila studenti in tutta Italia. In particolare Contu sostiene che la valutazione finale dell’esame abbia un peso eccessivo, si chiede se la prova Invalsi – uguale in tutte le scuole d’Italia – sia opportuna, e ricorda che un tempo l’esame aveva senso anche perché coincideva con il termine dell’obbligo scolastico, che ora – se l’alunno è in regola – termina dopo il secondo anno di superiori.
Tra pochi giorni, i tredici-quattordicenni italiani affronteranno il loro esame di terza media. I numeri di quello che più propriamente si chiama Esame di Stato del Primo ciclo sono imponenti: quasi ottomila scuole coinvolte, per un totale di circa 600mila candidati ripartiti in più di 27mila classi e affidati al giudizio di svariate migliaia di insegnanti. Nonostante la mole dell’operazione, però, l’esame di terza media è un po’ il fratello povero della maturità: se ne parla poco, anche se gli spunti di riflessione non mancherebbero per quello che oggi è per molti versi un oggetto strano, un ibrido a metà strada tra rito di passaggio e momento di verifica e certificazione.
Negli ultimi anni le modalità di svolgimento e di valutazione dell’esame sono mutate, complicandosi notevolmente. L’esame è articolato infatti in sei prove, più di quelle della stessa maturità: prima dell’orale conclusivo, gli alunni devono affrontare quattro scritti su quesiti stabiliti dai loro insegnanti (italiano, matematica e tecnologia, inglese, seconda lingua comunitaria), più una prova nazionale predisposta dall’Invalsi. È invece rimasta invariata la composizione della commissione d’esame: questa è costituita dagli insegnanti di tutte le terze della scuola, suddivisi in tante sottocommissioni quante sono le classi da esaminare; solo il presidente di commissione – di norma un dirigente scolastico – è nominato dall’esterno. Ciò significa, in sostanza, che ogni candidato è esaminato e valutato dagli stessi insegnanti che lo hanno ammesso all’esame e lo hanno preparato nel corso del triennio.
Questa, a grandi linee, l’organizzazione dell’esame. Una prova lunga e abbastanza complessa, cosa di per sé non negativa. Diverse sono però le perplessità che accompagnano questa architettura, soprattutto perché rendono difficile comprendere quali finalità si vogliano affidare all’esame stesso.
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Foto: Giuseppe Moscato