La rosa di Bruno Munari
Un fiore descritto come se fosse un oggetto di design - «inutile», «complicato da usare» - in un piccolo libro pubblicato cinquant'anni fa
Nel 1963, cinquant’anni fa, venne pubblicato per la prima Good Design di Bruno Munari, riproposto nel 1998 dalla casa editrice Corraini. È un piccolo libro di 31 pagine che analizza tre oggetti naturali – l’arancia, la rosa e i piselli – come fossero oggetti di design. In questo modo, per esempio, l’arancia diventa «un oggetto quasi perfetto dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione e consumo» mentre la rosa è definitva un oggetto «inutile», «complicato da usare», «perfino immorale».
Bruno Munari nacque nel 1907 a Milano, dove morì nel 1998. È stato una figura centrale del design del Ventesimo secolo e si è occupato anche di pittura, grafica, pubblicità, fotografia, arte programmatica e cinetica. Da giovane frequentò il Futurismo, negli anni Trenta progettò le macchine inutili (come il «motore a lucertola per tartarughe stanche» o «l’agitatore di coda per cani pigri») e nel 1948 fondò il Movimento Arte Concreta (MAC), che promuoveva un tipo di astrattismo geometrico. Munari continuò a sperimentare anche nel secondo dopoguerra (per esempio con le sculture da viaggio in cartoncino pieghevole, le sperimentazioni cinematografiche e le performance artistiche), e il suo pensiero e le sue opere ottennero sempre maggior fama internazionale. Nel 1977 creò il primo laboratorio per bambini in un museo, nella Pinacoteca di Brera a Milano. Realizzò la sua ultima opera a 91 anni, a Milano, pochi mesi prima di morire.
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La forma segue la funzione
Gian Battista Lamarck
Una razionale concezione della funzione sociale dell’Industrial Design, non può che rinnegare quella produzione, purtroppo molto diffusa, di oggetti assolutamente inutili all’uomo.
Oggetti nati da mere ipotesi, con scopi legati soltanto al più banale senso di decorazione, gratuiti e ingiustificati, se pure, in alcuni casi formalmente coerenti.
Si sa però che la coerenza formale, da sola, non basta a giustificare oggetti prodotti senza alcuna analisi preventiva delle possibilità di mercato, anzi favorisce una dinamica sociale di tipo emulativo invece di suscitare un interesse diretto per il prodotto qualificato.
Uno di questi oggetti è la rosa. Oggetto di grandissima produzione (produzione invero caotica e disordinata dove l’economia non è tenuta in alcun conto) formalmente molto coerente e piacevolmente colorato, con i canali di distribuzione della linfa ben calcolati e distribuiti con precisione eccessiva anche nei punti dove non sono in vista. Nervature in vista nelle foglie dentate. I petali dalla curva elegante (si pensi a un Pininfarina, mentre il calice ricorda la linea Venini 1935), la chiara disposizione imparipennata delle foglie e la loro razionale disposizione lungo il ramo, non sono elementi sufficienti a giustificarla come oggetto d’uso, a grande diffusione. Come può un consumatore dagli interessi non ancora differenziati, apprezzare un simile oggetto? E perché quelle spine? forse per dare una certa suspense, forse per fare un contrasto tra la dolcezza del profumo e l’aggressività degli artigli? grossolano contrasto assolutamente non apprezzabile dalle classi di consumatori con interessi non differenziati.
Un oggetto quindi assolutamente inutile all’uomo. Un oggetto solo da guardare o tuttalpiù da annusare, un oggetto non giustificato. Un oggetto che invita il lavoratore a futili pensieri. Un oggetto perfino immorale.È da considerare come positivo che un tale oggetto non potrà avere un mercato facile e tanto meno un mercato largamente diffuso. Quale rivenditore vorrà assumersi il faticoso compito, ogni volta da capo, di convincere il probabile cliente sull’uso di questo oggetto «solo da guardare o da annusare»? Da notare poi che l’oggetto in discussione è fragile, di durata effimera, delicato, soffre le correnti d’aria e gli sbalzi repentini di temperatura, non può essere dato in mano ai bambini per via delle spine, va trattato con cura, è costoso e occorre conservarlo con la parte inferiore immersa in acqua che va cambiata ogni giorno. Non solo, questo oggetto, è un oggetto inutile ma anche complicato da usare.
Foto: EITAN ABRAMOVICH/AFP/Getty Images