I negoziati tra la Colombia e le FARC vanno bene
È stato firmato un primo accordo a Cuba, dove stanno trattando da mesi: un primo passo verso la fine della guerra civile che dura da 50 anni
Ieri il Venezuela ha ritirato i suoi inviati che partecipavano ai negoziati di pace tra il governo colombiano e le FARC, il movimento di guerriglieri marxista che controlla parte del paese e che da anni combatte il governo centrale. I negoziati si tengono a Cuba e vi partecipano anche inviati della Norvegia (uno dei garanti dell’accordo insieme al governo cubano) e del Venezuela, che è interessato alle trattative in quanto vicino della Colombia. Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, che è stato appena eletto, ha protestato a causa di un viaggio in Colombia del suo oppositore, Henrique Capriles.
Si tratta di poco più di un piccolo contrattempo sulla strada di un accordo che appare storico. I negoziati tra il governo colombiano e le FARC durano da circa 7 mesi: sono cominciati con alcuni incontri segreti e sono poi proseguiti in maniera ufficiale a Cuba. I lavori sono andati avanti lentamente, ma il 26 maggio è stato firmato un primo accordo ritenuto molto importante da tutti gli osservatori. In sostanza, l’accordo prevede che governo colombiano adotti una riforma agraria per ridistribuire la terra ai contadini più poveri.
È la firma di uno dei cinque punti che il governo colombiano pretende per continuare i negoziati. Gli altri punti comprendono la completa smobilitazione delle FARC, il trattamento giudiziario per i loro capi, un accordo per una trasformazione delle FARC in un movimento politico riconosciuto e le riparazioni per le vittime della guerra civile. Attualmente in Colombia non è in vigore un cessate il fuoco ufficiale, perché il governo – guidato da Juan Manuel Santos, eletto nel 2010 – ha dichiarato di non voler permettere alle FARC di usare i negoziati per riprendere fiato e ricostituire la propria organizzazione, duramente colpita negli ultimi anni.
È la terza volta che il governo e i ribelli iniziano una trattativa, e gli scorsi tentativi non sono mai arrivati da nessuna parte. L’ultimo risale al 2002, durante la presidenza di Andrés Pastrana, che aveva concesso all’organizzazione una zona demilitarizzata di 42 mila chilometri quadrati. Le FARC però avevano lanciato una serie di attacchi per rafforzare le proprie posizioni e a quel punto Pastrano si era ritirato dal negoziato. Anche per questo motivo, Santos ha deciso di non concedere all’organizzazione alcun cessate il fuoco.
Il governo vuole chiudere l’accordo entro quest’anno, anche per sfruttarlo alle prossime elezioni del 2014, ma le FARC non sembrano avere altrettanta fretta. Il movimento, secondo alcuni, è dogmatico e stalinista, con una scarsa conoscenza del mondo aldilà delle giungle della Colombia e del Venezuela di Chávez, dove molti suoi leader hanno trovato rifugio.
Le pace potrebbe portare anche ulteriori guadagni oltre al risparmio di vite umane e alla vittoria alle prossime elezioni per l’attuale governo, scrive l’Economist, che stima il beneficio della fine della guerra civile in un aumento dell’1,5 per cento del PIL. Per quanto indebolite, le FARC e gli altri gruppi armati, occupano un territorio nel quale vivono circa 5 milioni di colombiani (su un totale di 46 milioni).
La guerriglia in Colombia è una delle più lunghe nella storia del continente e ha causato circa 250 mila morti nell’arco di mezzo secolo. È cominciata nel 1964, anche se nel paese c’erano stati disordini, scontri e violente repressioni governative anche nei decenni precedenti. Le FARC vennero create in seguito ad una di queste spedizioni punitive dell’esercito contro una comunità di contadini.
Le FARC da allora sono cresciute, occupando le aree più remote nel sud-est del paese, ma senza mai minacciare seriamente il governo. L’ideologia del gruppo è marxista e anti-imperialista. Il movimento si presenta come i difensori dei ceti agricoli più poveri e il loro obiettivo ultimo è rovesciare il governo e instaurare uno stato comunista. I principali canali di finanziamento sono il traffico di droga, le estorsioni – di cui sono spesso oggetto proprio i contadini – e i rapimenti (come quello di Ingrid Betancourt).
Nell’ultimo decennio le operazioni dell’esercito hanno seriamente danneggiato la guerriglia. Nel 2000 le FARC potevano contare su una milizia composta da circa 40 mila guerriglieri, mentre oggi si stima che siano meno di 18 mila. Negli ultimi anni 32 capi delle FARC – tra cui il leader principale, Alfonso Cano, a fine 2011 – sono stati uccisi e altri sette sono stati catturati. Nonostante questo le FARC sono un movimento ancora molto attivo: nel 2012 si calcola che abbiano compiuto una media di due attacchi al giorno.
Foto: un militare colombiano cammina in mezzo a un carico di droga sequestrato.
(LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)