L’arte contemporanea cinese a Roma
La galleria Il Ponte Contemporanea espone le opere di 5 artisti di Hubei, che raccontano miti e ideologie della Cina di oggi
di Ilaria Gozzi - Caffeina
Essere tra due fuochi, da una parte l’arte europea d’Avanguardia e dall’altra l’arte tradizionale cinese. Sentirsi nel mezzo di una rivoluzione comunicativa a livello globale, di un cambiamento sociale ed economico sempre più radicali. Trovarsi tra Oriente e Occidente: due mondi in continuo avvicinamento, in bilico tra fusione e collisione.
È questa l’emozione che suscita la mostra In Between, (che significa Nel mezzo) alla galleria Il Ponte Contemporanea di Roma, dal 21 maggio al 21 giugno prossimi.
Espone la scuola di Hubei, una collettiva di artisti cinesi che prende il nome dalla provincia di provenienza, la popolosissima e caotica Hubei appunto. I cinque artisti ad esporre sono: Ma Lin, Li Yu & Liu Bo, Yuan Xiaofang e Zhang Zhan. I loro nomi sono pressoché sconosciuti al grande pubblico occidentale, che nella maggioranza dei casi fatica a tenere a mente qualsiasi nome pronunciato all’orientale da Genghis Khan in poi. Ma i cinque artisti stanno conquistando sempre maggiore fama e popolarità in Europa e dopo la bella esposizione de Il Ponte Contemporanea, per il 2013 hanno in programma la partecipazione alla Crossover all’Arsenale di Venezia, una mostra-confronto con alcuni artisti italiani, parallela alla Biennale. Ad agosto poi gli stessi artisti saranno nello Spazio Oberdan di Milano, in una mostra curata dal critico e storico dell’arte cinese Ji Shaofeng.
La pittura di Ma Lin (1961) è classica dal punto di vista compositivo, con un forte uso del disegno e del chiaroscuro. Nella visione vengono introdotti però alcuni elementi di disturbo quali un’impercettibile incoerenza del colore e l’inserimento di dettagli dissonanti all’interno del quadro: draghi, bandiere, simboli dalla cultura tradizionale cinese o europea, cornici di legno grezzo a contornare le composizioni, in un mescolanza caotica e incoerente di elementi dal taglio tipicamente postmoderno.
Li Yu (1973) e Liu Bo (1977) realizzano progetti di fotografia complessi, con un taglio cinematografico e teatrale. Nel progetto di mostra 13 Months in the Year of the Dog, i due artisti reinterpretano la realtà attraverso scene ricostruite ad hoc per la macchina fotografica: le foto descrivono veri fatti di cronaca nera tratti dalla stampa locale, ma la crudeltà di questi eventi ce li fa sembrare quasi irreali. Allo stesso tempo i due artisti ricostruiscono momenti di generosità e bontà spontanea: l’obiettivo è mostrare le due facce della Cina contemporanea, sull’onda del suo progresso consumista.
Yuan Xiaofang (1961) lavora invece con video, fotografia e pittura per descrivere scenari inquietanti e apparentemente surreali ma che vogliono documentare la realtà contemporanea non solo cinese, ma globale. Il “Nuovo ordine mondiale” è rappresentato sulla tela dai sofisticatissimi e iperaccessoriati caccia militari in volo, mentre nel video Morning Reading l’artista mette in scena una anacronistica lezione di disciplina maoista in una classe di studenti cinesi d’oggi: rappresentazione metaforica delle contraddizioni della Cina contemporanea.
Zhang Zhan (1964) infine rivisita la pittura di paesaggio tradizionale cinese, ridefinendola però attraverso un segno vibrante, un colore sofisticato e una materia densa e corposa, secondo codici contemporanei. Nei suoi quadri si mescolano infatti suggestioni preromantiche, eredità della pittura gestuale e informale, improvvisi sprazzi di luce settecenteschi e atmosfere inquietanti da romanzo post-apocalittico alla Cormac McCarthy.