Alba Dorata, la Grecia e il razzismo
A un anno dal suo arrivo in Parlamento l'estrema destra greca è accusata di razzismo e violenze: ma il problema riguarda anche gli altri partiti e la polizia
Mercoledì 29 maggio, in Grecia, centinaia di estremisti di destra del partito Alba Dorata hanno marciato per le strade di Atene per commemorare l’anniversario della caduta di Costantinopoli e la fine dell’Impero Romano d’Oriente, avvenuta il 29 maggio 1453. Il corteo – con torce, bandiere e slogan come “Sangue, Onore, Alba Dorata” e “la Grecia è dei greci” – è partito dalla piazza che si trova all’esterno della cattedrale di Atene e si è diretto verso il Parlamento. Alba Dorata alle ultime elezioni parlamentari ha ottenuto il 6,97 per cento dei voti e 18 seggi.
Che cos’è Alba Dorata
Alba Dorata esiste dal novembre del 1993. Secondo un recente sondaggio, oggi è la terza forza politica del paese con un consenso che va dal 10,7 per cento al 12 per cento. È un partito di estrema destra, dalle idee neonaziste e xenofobe. Queste posizioni sono state apertamente dichiarate da Nikolaos Michaloliakos, leader del partito, nel suo primo discorso in Parlamento: ha parlato di «indipendenza nazionale», ha reclamato politiche molto severe sul tema dell’immigrazione e ha accusato i «milioni» di immigrati irregolari in Grecia di avere «molti criminali tra di loro», colpevoli di «rapine e omicidi con i kalashnikov». Nel corso degli anni molti militanti di Alba Dorata sono stati accusati di aver condotto azioni violente contro gli avversari politici, contro gli immigrati e contro le minoranze etniche presenti in Grecia.
Alba Dorata in Parlamento
A maggio, in occasione dell’anniversario del suicidio di Hitler e di Eva Braun, il deputato di Alba Dorata Xristos Pappas ha elogiato apertamente Hitler in quanto «visionario dell’Europa unita». Qualche giorno dopo il vice presidente del Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica greca, ha applicato l’articolo 80 che regola i comportamenti dei parlamentari e ha espulso dall’aula il deputato Panagiotis Iliadis. E mentre tutto il gruppo di Alba Dorata usciva con Iliadis, lui ha urlato più volte “Heil Hitler” e fatto il saluto nazista.
Negli ultimi mesi l’oggetto principale di scontri e polemiche è stato un disegno di legge contro il razzismo proposto dal ministro della Giustizia, Antonis Roupakiotis, e sostenuto dal partito di centrosinistra PASOK e dalla Sinistra Democratica per contrastare la xenofobia e aumentare le pene previste dalla normativa vigente, che risale al 1979. Il disegno di legge (a cui è favorevole il 50,2 per cento della popolazione, secondo i sondaggi) è fortemente contrastato da Alba Dorata ed è stato messo in discussione anche dalla destra moderata (che vorrebbe conquistarne gli elettori) e dallo stesso premier Antonis Samaràs, che ha rinviato la discussione e disposto «ulteriori consultazioni».
Gli altri partiti e Alba Dorata
Un rapporto presentato in aprile da Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, sostiene che il governo della Grecia ha affrontato la questione del razzismo di Alba Dorata con risposte molto deboli e poco efficaci, e consiglia maggiore decisione. «Bisogna procedere per gradi. In primo luogo a livello individuale, condannando con maggior vigore i reati razzisti e l’incitamento all’odio razziale dei membri di Alba Dorata. Poi si possono considerare azioni a livello collettivo: esistono i mezzi legali per interdire il partito. La Costituzione greca prevede che un partito debba “essere a servizio del libero funzionamento di un sistema democratico”, e non è questo il caso di Alba Dorata».
Nils Muižnieks ha esortato la Grecia a utilizzare i trattati internazionali che ha ratificato e che possono consentire l’applicazione di questo divieto: ovviamente l’interdizione di Alba Dorata risolverebbe solo il problema della sua presenza nel Parlamento e non quello della sua presenza nel paese (che anzi potrebbe essere aggravato da una decisione del genere). Secondo Muižnieks comunque la politica e la società greca non sanno come reagire al fenomeno e continuano a considerare Alba Dorata un partito come gli altri: «Un buon esempio è il fatto che il Parlamento abbia deciso che i membri di Alba Dorata possono recarsi in Parlamento con un’arma. Dobbiamo capire che la violenza razzista di Alba Dorata non è paragonabile a quella, per esempio, di un partito anarchico: essa attacca le fondamenta della democrazia, negando il concetto di uguaglianza».
Il Commissario europeo si è detto preoccupato di come la retorica contro gli immigrati venga utilizzata anche dagli esponenti di altri partiti. E ha citato in questo senso il primo ministro Samaras – che parlando del “recupero” dei centri urbani ha detto che sono stati “occupati” dagli immigrati – e il ministro dell’ordine pubblico Nikos Dendias, che ha dichiarato: «Mai, dopo quella dei Dori quattromila anni fa, il paese è stato oggetto di un’invasione di tali dimensioni: è una bomba piazzata alle fondamenta della società e dello Stato».
Fuori dal Parlamento
In Grecia e soprattutto ad Atene si verificano quasi quotidianamente episodi di aggressioni e ferimenti ai danni di migranti, e anche contro gli omosessuali e i militanti di movimenti e partiti della sinistra. Alla fine di aprile un gruppo di esponenti di estrema destra ha invaso e occupato un ospedale di Atene, dicendo di voler raccogliere cibo e medicinali per i cittadini greci più poveri. Alla fine di maggio le associazioni musulmane della Grecia hanno ricevuto una lettera su carta intestata di Alba Dorata, con scritto: “Se non lascerete la Grecia entro la fine di giugno ci sarà un massacro”.
Tra l’ottobre del 2011 e il dicembre del 2012 si sono verificati in Grecia circa 220 attacchi razzisti. Gli episodi sono difficili da quantificare con esattezza: il governo greco non fornisce statistiche affidabili, e gli immigrati irregolari difficilmente denunciano le aggressioni subite per paura di essere arrestati o espulsi. Si stima che gli stranieri senza documenti che vivono in Grecia siano circa un milione, in un paese di circa 11 milioni di abitanti.
Anche nei casi di denunce, poi, difficilmente si ottiene giustizia. La Grecia ha aggiunto al suo codice penale l’aggravante delle motivazioni razziste nel 2008, dando ai giudici la possibilità di assegnare la pena massima prevista per un certo reato, nei casi di razzismo. Il problema è che questa aggravante, secondo le ricerche dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, non è mai stata utilizzata nei quattro anni dalla sua introduzione.
La polizia sembra aver ostacolato o non applicato, in diversi casi, la procedura prevista per la presentazione delle denunce. In alcuni casi, a chi intendeva denunciare un episodio di violenza motivata dal razzismo è stato chiesto il pagamento di 100 euro: la misura è stata introdotta alla fine del 2010 per scoraggiare le denunce infondate ma teoricamente non dovrebbe essere applicata nei casi di reati razzisti. Infine, è noto che in Grecia idee anti-immigrazione o xenofobe siano diffuse anche tra le forze di polizia: secondo una ricerca del quotidiano greco To Vima, più della metà dei membri delle forze di polizia greche ha votato per Alba Dorata alle elezioni legislative del maggio 2012. E il fatto è dimostrato anche dalla “protezione” che alcuni membri della polizia hanno riservato a certi esponenti del partito, in passato.