Il decreto di sequestro preventivo sull’ILVA
Il testo integrale del decreto con cui il gip di Taranto ha sequestrato oltre 8 miliardi di euro al gruppo Riva
Venerdì 24 maggio il giudice per le indagini preliminari di Taranto Patrizia Todisco ha predisposto un sequestro per 8 miliardi e 100 milioni di euro nei confronti di “Riva Fire s.p.a.”, la società che controlla l’ILVA. Si tratta di un sequestro preventivo «funzionale alla confisca per equivalente», cioè legato alla quantificazione dei danni ambientali prodotti dall’ILVA alla città di Taranto e basato sulle relazioni dei periti consegnate alla Procura e al gip.
Il grande sequestro è stato fatto in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità delle imprese, che dal 2011 comprende anche i reati ambientali e che prevede “la confisca del profitto che l’ente ha tratto dal reato, anche nella forma per equivalente”. Nell’inchiesta, tra gli indagati risultano due persone giuridiche – “ILVA” e “Riva Fire spa” – e 14 persone fisiche: Emilio Riva con i figli Nicola e Fabio, l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, l’ex dirigente ILVA Girolamo Archinà, il presidente del consiglio di amministrazione dell’ILVA, Bruno Ferrante, e alcuni dirigenti dell’impianto.
Il sequestro riguarda Riva Fire s.p.a. e anche l’ILVA stessa: si precisa però che i beni mobili, immobili e le disponibilità economiche sequestrate «non sono strettamente funzionali all’attività dello stabilimento» e riguardano invece il patrimonio della famiglia Riva. L’attività produttiva dello stabilimento proseguirà quindi con regolarità come stabilito dalla legge 231 del 2012, quella che la Consulta ha poi dichiarato costituzionale.