I biglietti dei concerti comprati dai bot
I siti americani che vendono biglietti online alle prese con i software che li acquistano automaticamente in poco tempo, per rivenderli a prezzi più alti
Negli ultimi mesi il sistema di prenotazione online di Ticketmaster, una società statunitense che si occupa delle vendita di biglietti online per spettacoli e concerti, sta avendo molti problemi a causa dei cosiddetti bot, programmi informatici creati in questo caso per acquistare grandi quantità di biglietti non appena diventano disponibili su Internet. Questi programmi sono utilizzati da gruppi di speculatori che successivamente rivendono i biglietti acquistati a un prezzo più alto, guadagnandoci sulla differenza. Una recente stima di Ticketmaster ha rilevato che i bot sono stati utilizzati per comprare più del 60 per cento dei posti per alcuni spettacoli americani molto importanti, per i quali i biglietti andarono esauriti in pochi minuti. I biglietti vengono poi venduti singolarmente su alcuni siti di vendita e scambio di biglietti fra fan come Stubhub, di cui Ebay è proprietario, oppure TicketNow, che fa parte del gruppo Live Nation. Non è chiaro però in quale modo venga rivenduta il resto della grande quantità di biglietti acquistati dai bot.
Il problema in realtà va avanti già da alcuni anni. Nel 2011 Ticketmaster assunse John Carnahan, un esperto di sicurezza informatica che aveva lavorato per Yahoo, per trovare una soluzione. Fu elaborato un software in grado di individuare in tempo reale gli utenti “sospetti” presenti sul sito: più rapido e preciso nei clic è un utente e più probabilità ci sono che sia un bot. Il programma rallenta le sessioni online degli utenti sospetti e dà la precedenza a quelli che riconosce come reali e umani. Recentemente sul sito di Ticketmaster si è scoperto, per esempio, che gli utenti sospetti stavano inoltrando un numero di richieste di prenotazione 600 volte superiore a quello di utenti certamente umani.
Il 7 giugno del 2012 fu pubblicato un post sul blog ufficiale di Ticketmaster in cui si richiedevano misure più severe per gli speculatori che utilizzavano i bot, lamentando una eccessiva leggerezza delle pene: «Noi odiamo i bot. Infestano il nostro sistema e il nostro sito, aumentano sensibilmente le spese per le risorse informatiche, fanno arrabbiare i clienti e ci impediscono di costruire una relazione efficace con i fan. Ma la cosa più grave è l’impatto che questo ha su di voi, i fan. Li vogliamo eliminare.»
Lo scorso mese Ticketmaster ha fatto causa a 21 persone per frode e violazione di copyright, accusandoli di aver usato bot per acquistare fino a 200mila biglietti al giorno per poi rivenderli a un prezzo più alto. L’uso dei bot è vietato per legge, ma solo in alcuni stati americani e con pene molto basse: nel 2011 tre uomini erano stati condannati per aver guadagnato con il sistema dei bot più di 25 milioni di dollari in sette anni, dal 2002 al 2009, ma per i due accusati principali la pena fu di due anni di libertà vigilata, alcune ore di servizi socialmente utili e la restituzione di 1,2 milioni di dollari.
Jon Potter, il presidente dell’associazione americana no profit Fan Freedom, ha chiesto l’inasprimento delle pene verso coloro che utilizzano i bot, ma si è anche opposto alla pratica comune per cui Ticketmaster riserva grandi quantità di posti per gli sponsor, le aziende e i fan club, grazie alla quale molti biglietti non sono neppure messi sul mercato.
Ticketmaster non è attivo in Italia, dove però è in certa misura presente tramite Live Nation, società che lavora nello stesso settore con cui si è fuso nel 2010. Live Nation, per gli eventi e i concerti italiani, non ha un proprio sistema di vendita online ma si appoggia a Ticketone, un servizio di biglietteria italiano. Non si ha notizia dell’utilizzo di bot nel sistema di prenotazione online di Ticketone.
foto: AP Photo/Paul Sakuma