La storia della Caterpillar
E quella del suo controverso presidente: è una delle aziende più conosciute del mondo, famosa anche per i suoi metodi autoritari nelle contrattazioni con i sindacati
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
Caterpillar, conosciuta in tutto il mondo come CAT (e con i suoi colori giallo e nero), è una delle più grandi e importanti società statunitensi: una multinazionale che progetta, produce e vende macchinari e motori della maggior parte dei mezzi utilizzati per l’estrazione mineraria e la cantieristica, ma anche turbine industriali e locomotive. È il leader mondiale del settore, che secondo l’attuale quotazione delle sue azioni alla Borsa di Wall Street, vale circa 60 miliardi di dollari.
Caterpillar impiega migliaia di persone, soprattutto a Peoria, in Illinois, dove c’è la sede della società e alcuni degli stabilimenti più grandi. Negli ultimi vent’anni, gli operai di Caterpillar sono stati protagonisti di numerosi e prolungati scioperi, che però si sono conclusi con licenziamenti e tagli dei salari da parte dell’azienda.
Il presidente della società, Doug Oberhelman, è un personaggio controverso, raccontato la scorsa settimana in un articolo del settimanale BusinessWeek: ha ottenuto risultati importanti nella gestione della società e acquisito un’ottima reputazione nel mondo politico, ma è stato spesso contestato dai sindacati per come ha gestito le trattative sui rinnovi contrattuali: l’ultimo caso è stato due mesi fa, in Belgio.
La storia di Caterpillar
Il fondatore dell’azienda – che allora si chiamava Holt Manufacturing Company e aveva sede a Stockton, California – è stato Benjamin Holt, insieme ai suoi fratelli. Era un inventore (nato nel 1849 nel New Hampshire) e progettò i primi modelli di ruote cingolate. Le prime macchine erano utilizzate sopratutto nell’agricoltura, poi vennero progettate quelle per l’estrazione mineraria. Il primo macchinario fu messo in commercio nel 1904, e nel 1910 venne inaugurato lo stabilimento di Peoria, in Illinois, tutt’ora sede della società.
L’origine del nome la si deve in parte a Charles Clements, un fotografo: mentre fotografava i nuovi modelli delle macchine in movimento pensò che assomigliassero a dei bruchi che strisciano: caterpillar, in inglese, significa appunto “bruco”. Nel corso degli anni la società fece diverse acquisizioni e il nome dell’azienda cambiò nel 1911, diventando Holt Caterpillar Company. Il primo brevetto registrato con il marchio Caterpillar è del 1925, mentre il marchio CAT venne usato per la prima volta nel 1949: non è quindi il nome della società, ma rappresenta uno dei suoi marchi.
Molti americani iniziarono ad avere familiarità con i macchinari Caterpillar durante le operazioni di soccorso che seguirono il terremoto a San Francisco nel 1906: nelle foto dell’epoca, i mezzi Caterpillar affiancavano quelli della polizia durante i soccorsi. Successivamente, i trattori cingolati della società vennero utilizzati nella costruzione dell’acquedotto di Los Angeles e alla fine della Prima Guerra Mondiale si diffusero in molte città europee.
Nel 1925 Caterpillar si fuse con una delle aziende concorrenti, risolvendo così i grossi problemi finanziari dovuti al calo della domanda: e nacque la Caterpillar Tractor Company. A metà anni Quaranta Caterpillar riprese a produrre e vendere molti macchinari, dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, diventando una delle principali aziende fornitrici del governo americano. I suoi profitti aumentarono ancor di più alla fine della Seconda guerra mondiale, come era accaduto venticinque anni prima, nella fase della ricostruzione.
Negli anni Cinquanta l’azienda era diventata ormai una multinazionale, e iniziò a diffondersi anche nei mercati dei paesi in via di sviluppo. La situazione peggiorò in parte negli anni Ottanta a causa dell’embargo deciso dal governo statunitense nei confronti dell’Unione Sovietica – un mercato divenuto importante per Caterpillar – dopo l’invasione dell’Afghanistan: la società licenziò circa ventimila operai, la maggior parte dei quali lavoravano negli stabilimenti di Peoria.
Il nome attuale dell’azienda, Caterpillar Inc., è del 1986. Negli ultimi vent’anni, come è successo a molte altre multinazionali, la produzione dell’azienda è stata sempre più delocalizzata, con lo scopo di diminuire il costo del lavoro: nel 2009 per Caterpillar lavoravano 98.813 persone, di cui 50.562 negli stabilimenti fuori dagli Stati Uniti.
Le lotte sindacali
Il primo grande sciopero dei dipendenti Caterpillar fu organizzato dalla United Auto Workers nel 1992 e durò cinque mesi. La società rispose minacciando di licenziare tutti gli operai che avevano aderito allo sciopero e di sostituirli, e i sindacati non riuscirono a ottenere il miglioramento dei salari richiesto. In altri casi successivi Caterpillar riuscì addirittura a ottenere un taglio degli stipendi, minacciando gli operai di essere sostituiti con manodopera a costi più bassi: per chi veniva mandato via, c’era sempre qualcuno pronto a entrare, soprattutto negli stabilimenti di Peoria.
Un altro grande sciopero fu tra il 1994 e il 1995: andò avanti per 17 mesi e coinvolse oltre 10 mila appartenenti al sindacato United Auto Workers, che chiedevano salari più alti. Anche in quella occasione la società non assecondò la richiesta dei lavoratori e chiese a molti dei suoi dipendenti rimasti nelle fabbriche di prendere il posto degli operai nella linea di produzione: furono licenziate 150 persone. Successivamente, Caterpillar decise di affidare gran parte dei servizi e determinate forniture ad aziende esterne. Un altro grande sciopero è stato nel 2012, nella fabbrica di London, in Canada: la società decise di chiudere la fabbrica, dopo che i lavoratori si erano rifiutati di accettare un taglio degli stipendi del 50 per cento: furono licenziate 450 persone.
Chi è Doug Oberhelman
Doug Oberhelman, 60 anni, è il presidente e l’amministratore delegato di Caterpillar dal 2010. È nato e cresciuto a Woodstock, in Illinois. Dopo aver frequentato la Millikin University iniziò a lavorare in banca, occupandosi di mutui immobiliari e pignoramenti. Arrivò alla Caterpillar nel 1975, nel dipartimento finanziario. All’inizio degli anni Ottanta venne mandato in Uruguay e poi in Giappone e tornò a lavorare nella sede di Peoria a metà degli anni Novanta, a capo dell’ufficio finanziario.
Nel 1995 fu nominato vicepresidente e nel 2005 fu il principale artefice di un importante piano finanziario, per mettere al riparo la società da eventuali crisi economiche. Si trattò di un piano basato principalmente sul taglio dei costi del personale, che portò al licenziamento di 30mila persone: queste misure lo resero molto impopolare all’interno dell’azienda, anche se Oberhelman ne rivendicò successivamente la lungimiranza, dato che la società non ha avuto forti ripercussioni dalla crisi economica globale degli ultimi anni. Dal primo luglio 2010, Douglas Oberhelman è diventato l’amministratore delegato e presidente della Caterpillar.
Ancora oggi, Oberhelman è un personaggio molto discusso ed è stato spesso criticato dai sindacati per non aver fatto nulla per migliorare le condizioni economiche degli operai e dei dipendenti, mentre il suo stipendio aumentava. Al contrario, la maggior parte dei dirigenti industriali, spiega BusinessWeek, lo stima e approva. Dopo il primo anno di presidenza lo stipendio di Oberhelman è aumentato del 60 per cento arrivando a circa 16 milioni di dollari. Nell’aprile scorso è aumentato ancora, fino a 22 milioni. Il concetto espresso più volte da Oberhelman, riferendosi al suo stipendio e a quello dei lavoratori, si basa sulla competitività: si è sempre opposto a offrire garanzie su aumenti di stipendio prestabiliti nei contratti, decidendo di distribuire bonus a seconda del raggiungimento di determinati risultati: «Dobbiamo essere competitivi se vogliamo avere la meglio sulla concorrenza. I contratti li fa il mercato».
Oberhelman e la politica
Tra il 2004 e il 2012, il “comitato di azione politica” di Caterpillar – cioè la sua lobby, entità che negli Stati Uniti sono legali – ha più che triplicato la propria spesa, che è arrivata fino a 1,1 milioni di dollari. Durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2012, il comitato ha donato più dell’80 per cento delle proprie risorse ai candidati repubblicani e Oberhelman ha sostenuto personalmente Mitt Romney, senza però criticare apertamente Barack Obama, spiegando che l’attuale amministrazione non ha mai «trattato male l’azienda».
Oberhelman è tra i principali sostenitori di una riforma fiscale per le imprese e cita spesso la necessità di riformare il sistema scolastico, secondo lui poco adatto alla preparazione di figure specializzate. Da quando è diventato presidente della società, ha continuato a chiedere al Congresso cambiamenti legislativi in grado di agevolare l’occupazione e le esportazioni, oltre a una diminuzione delle tasse sul lavoro. Oberhelman è anche il presidente della National Association of Manufacturers, molto attiva nell’esercitare una notevole pressione sul Congresso per una riforma dell’immigrazione negli Stati Uniti.
Caterpillar oggi
In tutti questi anni la principale sede produttiva dell’azienda è rimasta a Peoria, dove vengono sviluppati i nuovi modelli. Caterpillar possiede altri 110 stabilimenti spartiti a metà tra gli Stati Uniti e altri paesi. Da anni una singola figura ricopre le cariche di presidente e amministratore delegato, mentre il Consiglio d’amministrazione è composto da indipendenti selezionati fuori dall’azienda. Tutti i lavoratori di Caterpillar devono rispettare un rigido codice di comportamento aziendale, pubblicato per la prima volta nel 1974 e modificato nel 2005.
Per quanto riguarda la situazione dei lavoratori oggi, Oberhelman ha detto che non ci sarà un aumento degli stipendi fino a quando non ci sarà una ripresa economica, collegando quindi la possibilità di eventuali miglioramenti per le loro condizioni alla crescita del PIL degli Stati Uniti. Nel 2012 Caterpillar ha avuto un fatturato di 66 miliardi di dollari e ottenuto 5,7 miliardi di profitti. Nell’ultimo trimestre, invece, gli utili sono diminuiti, soprattutto a causa di una diminuzione dei prezzi delle materie prime, che ha colpito particolarmente le aziende minerarie.
La società ha risentito soprattutto della diminuzione della domanda da parte del mercato cinese, decidendo così, momentaneamente, di non fare grossi investimenti e di non allargare la produzione, concentrandosi piuttosto su un contenimento dei costi. Secondo quanto scrive Businessweek, la società, nonostante il buon andamento sul mercato e in Borsa, non ha mai aumentato gli stipendi dei lavoratori, a differenza di quanto fatto con quelli dei dirigenti.
Foto: Scott Olson/Getty Images