Il centesimo speciale
Lo mette all'asta oggi la Bolaffi, vale almeno 2500 euro a causa di un errore di conio (e ne esistono ancora in circolazione)
di Jacopo Suppo – @JacopoSuppo
Aggiornamento: la moneta è stata aggiudicata a un’offerta telefonica per 6600 euro.
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Mentre la Commissione Europea sta di nuovo pensandd di ritirare dalla circolazione le monete da 1 e 2 centesimi di euro, giovedì 23 maggio Bolaffi, storica azienda torinese filatelica e numismatica, metterà all’asta una moneta da 1 centesimo con una base di partenza di 2.500 euro. È uno dei sei esemplari del “centesimo Mole” di cui Bolaffi è in possesso, una moneta che è già stata soprannominata dai collezionisti il “Gronchi rosa dell’euro”: è considerata una delle coniazioni più rare realizzate da quando, nel 2002, è entrata in vigore la moneta unica.
L’eccezionalità di queste monete è dovuta a un errore in fase di realizzazione. Il montaggio del conio di rovescio delle monete da 1 centesimo venne posizionato sulla macchina destinata alla coniazione delle monete da 2 centesimi. Furono così realizzate delle monete con le caratteristiche tecniche e l’immagine del 2 centesimi (l’incisione della Mole Antonelliana anziché del Castel del Monte di Andria) ma che presentavano al rovescio l’aspetto di quelle da 1 centesimo.
Ci si accorse dell’errore poco prima dell’entrata in vigore dell’euro, quando nelle province di Bergamo e Brescia vennero ritrovate queste monete all’interno di alcuni minikit che venivano distribuiti nelle banche e negli uffici postali nel periodo di transizione tra la lira e l’euro. La Zecca dello Stato ne ordinò l’immediato ritiro dalla circolazione, ma pochi giorni dopo l’entrata in vigore dell’euro Bolaffi dichiarò di essere entrata in possesso di sei esemplari. Sempre nel gennaio 2002, l’allora sostituto procuratore di Roma Pietro Giordano mise sotto inchiesta sette operai e altrettanti dirigenti della Zecca dello Stato, indagando sulla possibilità che le monete fossero state realizzate apposta per poi guadagnare sul mercato numismatico.
La Guardia di Finanza sequestrò una trentina di esemplari e fece dei controlli sull’efficienza dei macchinari delle Zecche romane dell’Esquilino e dell’Alberone, le uniche allora abilitate alla coniazione delle monete in euro. Le sei monete in possesso di Bolaffi furono poste immediatamente sotto sequestro e iniziò un lungo contenzioso giudiziario tra la Zecca dello Stato e l’azienda, che si è risolto solo il 23 gennaio 2013 a favore di quest’ultima. Una sentenza del tribunale di Roma, infatti, ha sancito che i sei esemplari non solo appartengono legittimamente a Bolaffi e che possono essere liberamente commercializzati, ma che, su stessa ammissione della Zecca dello Stato, non possono essere considerati dei “falsi” bensì degli “errori di conio”.
Alla luce di quanto stabilito dalla sentenza del 23 gennaio, e dopo l’asta di giovedì che sancirà il valore commerciale delle monete, è plausibile aspettarsi che compaiano altri esemplari. Si stima infatti che i “centesimi Mole” ancora in circolazione siano un centinaio circa.