Due notti di rivolta a Stoccolma
Le foto e i video degli scontri in uno dei quartieri più poveri della capitale della Svezia: sono iniziati dopo la morte di un uomo ucciso dalla polizia
Per due notti consecutive in un quartiere periferico di Stoccolma, in Svezia, ci sono stati degli scontri tra la polizia e un centinaio di giovani del gruppo locale Megafonen, un’organizzazione per la difesa dei diritti degli immigrati. I primi incidenti si sono verificati la sera di domenica 19 maggio e sono durati per più di quattro ore, mentre nella capitale si festeggiava la vittoria della Svezia ai campionati mondiali di hockey su ghiaccio.
Il capo della polizia locale, Daniel Mattsson, ha detto che per le strade erano presenti più di trecento ragazzi, ma che hanno partecipato attivamente alla rivolta tra i 60 e i 100. Sono stati incendiati dei cassonetti e una cinquantina di automobili, alcune delle quali parcheggiate nel garage di un edificio che è stato sgomberato. Sono stati lanciati dei sassi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con una serie di cariche. Sette poliziotti sono rimasti feriti leggermente. Gli scontri si sono ripetuti nella notte tra lunedì e martedì mattina: è stato dato fuoco ad altre auto e sono state lanciate delle pietre contro i treni della metropolitana del quartiere.
Alcune delle persone coinvolte nella rivolta erano giovani di 12 e 13 anni. Sette ragazzi sono stati arrestati, ma solo in quattro si trovano ancora in stato di fermo. Gli altri tre sono stati rilasciati, uno di loro perché aveva meno di quindici anni, età in cui si è penalmente perseguibili in Svezia.
Le violenze sarebbero iniziate dopo che il 13 maggio un uomo di 69 anni, armato con un coltello, era stato ucciso dalla polizia. Molte persone che avevano assistito all’episodio, e i militanti dell’organizzazione giovanile Megafonen, avevano denunciato l’eccessiva violenza degli agenti in questo come in altri episodi e avevano organizzato una protesta chiedendo un’indagine indipendente. La polizia aveva deciso invece di avviare un’indagine interna sulla sparatoria per chiarirne le dinamiche.
Uno dei portavoce di Megafonen, Rami al-Khamisi, aveva parlato di «brutalità contro i cittadini», spiegando anche come l’esasperazione nel quartiere avesse raggiunto il culmine anche a causa dell’atteggiamento razzista degli agenti nei confronti degli abitanti. Husby, alla periferia nord-ovest di Stoccolma, è un’area nata all’inizio degli anni Settanta, povera e con un alto tasso di disoccupazione. Ci vivono circa 12 mila persone, la maggior parte delle quali sono immigrati.
Ora il timore è che le violenze non si fermino e possano diffondersi ad altre zone periferiche della capitale, dove gli episodi di violenza e gli scontri con la polizia si verificano frequentemente, anche se su scala minore rispetto quelli di questi ultimi giorni. Il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt ha definito gli scontri una “rivolta”: «Ci sono gruppi di giovani che ritengono di poter cambiare le cose con la violenza e noi dobbiamo essere chiari: questo è sbagliato e la violenza non ci deve mai guidare». Nel frattempo la polizia sta pianificando una strategia per far fronte a nuove possibili violenze.