La Chiesa scozzese avrà pastori gay
Lo ha deciso ieri l'assemblea generale: la decisione arriva dopo anni di controversie e proteste, da entrambe le parti
La Chiesa presbiteriana di Scozia, comunemente chiamata Kirk, ha votato a favore dell’ordinazione di gay e lesbiche. Il testo è stato adottato lunedì 20 maggio dopo sei ore di discussione all’Assemblea Generale che ogni anno, nel mese di maggio, riunisce i rappresentanti dei vari presbiteri: con 340 voti favorevoli e 282 contrari l’Assemblea ha confermato «la dottrina storica e attuale della Chiesa e la sua pratica per quel che riguarda la sessualità umana», permettendo «ugualmente a quelle comunità della Chiesa che lo consentono, di scostarsi da questa dottrine e da questa pratica».
La decisione dovrà ora essere approvata dai 48 presbiteri regionali e tornare il prossimo anno all’Assemblea Generale. Con questo voto, che è stato definito “storico”, l’Assemblea sembra aver messo fine a un dibattito che su questo tema vede schierate da almeno quattro anni due differenti posizioni: quella più liberale dei revisionisti e quella conservatrice dei tradizionalisti.
La controversia è iniziata nel 2009, quando alla guida di una congregazione di Aberdeen fu nominato Scott Rennie, un pastore dichiaratamente gay che conviveva con il suo compagno. La nomina era stata contestata da molti fedeli e più di 12mila avevano firmato una petizione di protesta. Una commissione formata per esaminare il caso aveva affermato che circa un quinto degli ecclesiastici e 100mila fedeli avrebbero potuto lasciare la Chiesa in segno di protesta contro l’ordinamento degli omosessuali. Anche la parte più liberale della Chiesa, da parte sua, avvertì che ci sarebbero state decine di defezioni se la Chiesa di Scozia non avesse accettato l’apertura ai gay. La Kirk impose allora una moratoria temporanea sull’ammissione di ecclesiastici gay e lesbiche.
Nel 2011 l’Assemblea Generale ha cancellato la moratoria per consentire ai pastori gay e lesbiche già nominati di rimanere al loro posto, e ha deciso l’istituzione di una seconda commissione per studiare l’impatto di ogni possibile presa di posizione. Con il voto di ieri è stato trovato un compromesso che da una parte conferma la posizione storica della Chiesa, e dall’altra lascia anche alle singole congregazioni la libertà di scelta.
Foto: il pastore presbiteriano Scott Rennie (Jeff J Mitchell/Getty Images)