La sparatoria di Bari
Domenica tre persone sono state uccise a colpi di kalashnikov, uno era il figlio di un presunto boss e indossava un giubbotto anti-proiettile
Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini raccontano su Repubblica quello che è successo domenica a Bari: tre persone sono morte uccise a colpi di kalashnikov in quella che definiscono “una guerra di mafia”. Una delle tre persone morte era Vitantonio Fiore, 22 anni, figlio di un presunto boss detenuto in carcere.
Un’auto bruciata, una Croma, ritrovata in contrada Prete, alla periferia del quartiere San Paolo, teatro della mattanza di mala avvenuta ieri a Bari nella quale sono morte tre persone. L’auto potrebbe essere stata utilizzata dai sicari, anche se su questo particolare proseguono gli accertamenti. Gli investigatori della squadra mobile della Questura di Bari – a quanto si è appreso – hanno effettuato in queste ore uno stub e una decina di perquisizioni in abitazioni di diverse zone della città. Gli investigatori stanno anche visionato immagini filmate da telecamere della zona dell’agguato e stanno ascoltando persone anche se nessuno, al momento, avrebbe visto qualcosa e nessuno vuole parlare con i poliziotti, anche in forma anonima.
Una strage per ammazzare il figlio del boss. L’agguato è stato commesso in pieno giorno, poco prima dell’una, in una piazzetta di via Piemonte, la strada che nella zona di Cecilia separa il quartiere San Paolo da Modugno. L’obiettivo dei killer, quasi sicuramente, era lui: Vitantonio Fiore, 22 anni, figlio del presunto boss Pinuccio, a capo dell’omonimo clan, egemone negli scorsi anni al quartiere San Pasquale. Ma sotto una raffica di colpi, esplosi con un kalashnikov e una pistola calibro 9, sono morti altri due giovani: si tratta di Claudio Fanelli e Antonio Romito, entrambi di 30 anni. Sono deceduti dopo il trasporto in ospedale. Il figlio del boss indossava il giubotto antiproiettile che, però, non è servito: i colpi di kalashnikov hanno infatti forato la protezione. E con sé aveva anche una pistola calibro 7,65.
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foto: LaPresse