Il problema dei soldi per IMU e CIG
La manovra sull'IMU potrebbe costare fino a 7 miliardi, ma il governo ha già avuto difficoltà a reperire un miliardo per la Cassa integrazione
Ieri il quarto consiglio dei ministri del governo Letta ha deciso di sospendere fino al 31 agosto il pagamento della rata dell’IMU e di stanziare un miliardo per finanziare la Cassa integrazione in deroga. Durante la conferenza stampa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha commentato: «La prima palla del governo è in gol». Silvio Berlusconi ha rivendicato il raggiungimento di un punto del suo programma, mentre per Guglielmo Epifani, segretario del PD, è stato il governo nel suo complesso ad ottenere questo risultato. Nonostante ciò, di concreto nelle decisioni prese ieri non c’è ancora molto e su dove si troveranno i soldi ci sono ancora molti dubbi.
L’IMU
La decisione di sospendere il pagamento della rata dell’IMU di giugno non significa che quest’anno non si pagherà l’IMU sulla prima casa né che si pagherà meno dell’anno scorso. Il pagamento della rata è stato solo rimandato e non sono ancora stati trovati i soldi per cancellare definitivamente l’imposta. La decisione definitiva è rimandata al 31 agosto, termine ultimo fissato dalla stessa decisione del consiglio dei ministri per mettere in atto una riforma fiscale che permetta di rendere definitiva la sospensione.
Come è stato ripetuto decine di volte (ad esempio qui) lo stato percepisce circa 4 miliardi di entrate dall’IMU sulla prima casa, mentre sospendere la sola prima rata costringerà lo stato centrale ad anticipare ai comuni circa 2 miliardi di euro. Nel consiglio dei ministri di ieri è stata annunciata per il 31 agosto anche un’altra novità: una misura per rendere detraibile l’IMU pagata sui capannoni industriali dall’IRES, la principale imposta sul reddito d’impresa.
Stimare quanto potrebbe costare questa misura è molto difficile: tutto dipende dalla definizione di capannone industriale. In tutto circa la metà del gettito complessivo dell’IMU arriva dalle imprese: circa 12 miliardi. Metà, circa 6 miliardi, arriva dagli immobili intestati a società, mentre l’altra metà da immobili intestati a imprese individuali. Tra gli immobili intestati a società non ci sono soltanto i capannoni industriali in senso proprio, ma anche gli immobili di proprietà di banche, assicurazioni e di tutti gli altri tipi di società. Se la detrazione dall’IRES (che ha un’aliquota del 27,5%) dovesse applicarsi a tutte queste categorie, il costo totale per lo stato sarebbe intorno ai 3 miliardi.
La Cassa Integrazione in deroga
L’altra importante decisione presa ieri è stata il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga, con un miliardo di euro. Per il rifinanziamento era già stato stanziato circa un altro miliardo di euro. La copertura per questa manovra è stata descritta dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini e rivela le difficoltà che il governo sta incontrando a reperire finanziamenti.
Circa 500 milioni di euro provengono da fondi che andranno rifinanziati: non si tratta quindi di tagli, ma di uno spostamento temporaneo di risorse. Di questi, circa 250 milioni arrivano dal fondo destinato alla detassazione del salario di produttività – secondo il ministro Giovannini non sarebbero comunque stati usati quest’anno e saranno reimmessi nel fondo entro l’anno prossimo. Altri 246 milioni arriveranno dai fondi per gli incentivi alla formazione dei lavoratori, un altro fondo che andrà probabilmente rifinanziato.
Il resto della copertura comprende un po’ di tutto: 288 milioni dalle risorse per il piano di azione e coesione (cioè fondi europei oggetto di un piano di «riprogrammazione»), 100 milioni dal fondo sviluppo e coesione, stanziati per il bilancio del 2016; 100 milioni destinati a lavori di infrastrutture nel quadro del vecchio accordo di amicizia Italia-Libia (quello firmato da Berlusconi e Gheddafi) e 19 milioni dalle sanzioni dell’Antitrust. Con queste risorse la Cassa integrazione dovrebbe essere coperta fino a quasi la fine dell’anno.