In Venezuela manca la carta igienica
Il governo ha annunciato che ne importerà 50 milioni di rotoli e ha dato la colpa a una "campagna mediatica per destabilizzare il paese"
Martedì il ministro del commercio venezuelano, Alejandro Fleming, ha detto che il Venezuela importerà dall’estero 50 milioni di rotoli di carta igienica, circa 760mila tonnellate. Negli ultimi giorni la scarsità di carta igienica nel paese è diventata un vero problema, provocando lo scontento e la preoccupazione delle persone, costrette a fare la fila nei supermercati per ore per ottenere qualche rotolo. Il ministro ha aggiunto che la mancanza di carta non è dovuta a una diminuzione della produzione nel paese ma «a una domanda eccessiva dovuta a una campagna mediatica per destabilizzare il paese».
Fleming ha aggiunto che secondo i calcoli del governo basterebbero 40 milioni di rotoli in più, ma che ne saranno importati comunque 50 milioni per «saturare il mercato», «tranquillizzare il popolo» e «dimostrare a questi gruppi che non riusciranno a piegarci». Anche il presidente venezuelano Nicolás Maduro – designato dall’ex presidente Hugo Chávez come suo successore ed eletto ad aprile – ha infatti accusato l’opposizione di appropriarsi dei beni di prima necessità e farli sparire per creare scontento.
I primi 20 milioni di rotoli arriveranno tra oggi, venerdì, e mercoledì prossimo e saranno distribuiti a prezzi calmierati. Nonostante le rassicurazioni del governo, le persone continuano a fare la fila nei negozi per comprare la carta igienica che riescono a trovare. «Persino alla mia età non ho mai visto niente di simile», ha detto ad Associated Press Maria Rojas, una signora di 71 anni che è riuscita a comprare la carta in un supermercato nel centro di Caracas, dopo averla cercata per due settimane. Gli inviati di Associated Press hanno confermato che mercoledì e giovedì numerosi supermercati della capitale ne erano ancora sprovvisti e non appena mettevano sugli scaffali i rotoli, li vendevano subito tutti.
I venezuelani sono abituati alla scarsità di medicine e cibi di primaria importanza, come latte, farina, zucchero e caffè. La mancanza di carta igienica è meno frequente ma particolarmente grave in questi giorni, in cui è difficile comprare anche dentifricio, sapone e deodorante. Al momento l'”indice di scarsità” (scarcity index) è al 21 per cento, il che significa che di 100 beni considerati di prima necessità come il latte, lo zucchero, l’olio, 21 sono difficili da reperire. Il mese scorso l’indice ha raggiunto il livello massimo dal 2009 mentre l’inflazione è aumentata del 30 per cento. Spesso le persone cercano in diversi supermercati e per diversi giorni le cose da comprare, e quando le trovano ne comprano a dozzine.
Contrariamente a quanto ha sostenuto il governo, molti economisti e imprenditori sono convinti che la scarsità di cibo e altri beni sia dovuta al controllo dello stesso governo sui prezzi e sul tasso di cambio delle valute straniere, e ad altre misure che disincentivano il settore privato, la competitività e gli investimenti. Nel 2003 Chávez creò il programma Mercal, che fornisce cibo sovvenzionato e beni di prima necessità a prezzi controllati, così da renderli accessibili anche ai più poveri. Nei supermercati che aderiscono al progetto, per esempio, un chilo di pasta costa circa dieci volte in meno che in un supermercato privato. Le persone più bisognose sono soddisfatte del programma perché riescono a cibarsi in modo completo contrariamente a quanto succedeva spesso prima. Inoltre, secondo i dati della FAO, quando Chávez salì al potere nel 1999 più del 15 per cento della popolazione era sottonutrita, mentre ora lo è solo il 5 per cento.
Il controllo dei prezzi da parte dello stato però ha molti effetti negativi sull’economia: come spiega Steve Hanke, professore di Economia alla Johns Hopkins University, «i prezzi calmierati dallo stato – che sono mantenuti sotto il costo di mercato – portano sempre a una carenza del prodotto. È un problema destinato a peggiorare, come è successo nel tempo in Unione Sovietica». Il problema è aumentato anche dalla diminuzione della produzione in molti settori a causa della crisi del sistema privato, molto indebolito dopo le espropriazioni di terre e imprese tra il 2003 e il 2010.
Un altro problema è la mancanza di valuta straniera, che rende difficile per le aziende comprare le materie prime e i macchinari che riescono a trovare solo all’estero. Anche per questo motivo molte aziende hanno dovuto ridurre o sospendere la produzione, e alcune sono sul punto di chiudere. La mancanza di valuta straniera è dovuta alle restrizioni del governo su di essa: vieta di usarla in Venezuela, concede di cambiarla soltanto ad alcuni concessionari, fissa i tassi di cambio e stabilisce la quantità di denaro che può essere cambiata. Chávez impose il controllo statale sulle valute straniere nel 2006 per arginare la fuga di capitali nel momento in cui il suo governo espropriava grandi appezzamenti di terreno e statalizzava decine di imprese.
Lo scorso 10 maggio le riserve internazionali in Venezuela erano di 25 milioni di dollari, ma circa il 70 per cento era in oro mentre la riserva liquida disponibile per le importazioni era meno di tre milioni di dollari. Il ministro delle finanze Nelson Merentes ha detto che il governo è andato incontro alle richieste di dollari americani di circa 1.500 imprese piccole e medio piccole che hanno problemi di fornitura, e che sta prendendo in considerazione simili richieste di altrettante aziende di grandi dimensioni.
Foto: Caracas, Venezuela, 15 maggio 2013 (AP Photo/Fernando Llano)