I 70 anni della bomba rimbalzante
Fu inventata dai britannici e usata per la prima volta nel 1943 per distruggere delle dighe tedesche, in un'operazione militare che poi è stata raccontata in un film
La notte tra il 16 e il 17 maggio 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, la Royal Air Force britannica (RAF) utilizzò per la prima volta le cosiddette “bombe rimbalzanti“, inventate e sviluppate dallo scienziato Barnes Wallis per colpire alcune dighe dell’importante regione industriale della Ruhr in Germania: si trattava delle dighe sui fiumi Eder, Sorpe e Möhne, che se distrutte avrebbero causato l’inondazione delle zone circostanti, ricche di impianti industriali.
L’attacco aereo, chiamato “Operazione Chastise”, fu pianificato dal “Bomber Command” – unità che si occupava delle azioni di bombardamento della RAF – e fu condotto dal 617esimo squadrone. Quest’ultimo, che era formato dai migliori uomini del “Bomber Command” britannico, divenne molto conosciuto negli anni seguenti con il nome di “Dambusters”, i “distruttori di dighe”. Dal punto di vista militare l'”Operazione Chastise” fu un successo molto celebrato dai britannici, tanto che nel 1955 il regista Micheal Anderson girò un film ispirato all’attacco aereo intitolato The Dam Buster, che raccontava anche l’invenzione di Wallis delle bombe rimbalzanti.
Il trailer di The Dam Buster
La distruzione delle dighe della regione della Ruhr, centro industriale più importante della Germania, era stata un obiettivo britannico dal 1938. Le armi allora in possesso dei britannici, tuttavia, non permettevano di superare le protezioni che i tedeschi avevano apportato alle dighe, come le reti antisiluro. Nel 1940 l’ingegnere aeronautico Barnes Wallis, inventore tra le altre cose del bombardiere Wellington, fu incaricato di trovare un modo per distruggere le ampie pareti delle dighe, progettate per resistere alla pressione di milioni di tonnellate di acqua e considerate impenetrabili dai tedeschi.
Wallis pensò allora che una soluzione poteva essere quella di utilizzare delle bombe con una carica esplosiva limitata, che quindi potessero essere trasportate senza problemi dagli aerei della RAF, che superassero le protezioni tedesche rimbalzando sull’acqua. Wallis, che concepì la bomba rimbalzante solo nel 1942, ebbe l’idea da un gioco molto semplice che faceva spesso con la sua famiglia: lanciare dei piccoli sassi, possibilmente piatti, sulla superficie dell’acqua in modo da farli rimbalzare. La figlia di Wallis, Mary Stopes-Roe, raccontò al Telegraph: «Nell’aprile 1942, lui volle provare a usare qualcosa che fosse rotondo; una biglia. Aveva una catapulta e prese in prestito un vecchio lavatoio di mia madre, per vedere in maniera semplice e sperimentale se una palla rotonda, come una pietra piatta, poteva rimbalzare con successo sull’acqua».
Inizialmente il progetto di Wallis fu osteggiato da molti, anche all’interno del “Bomber Command”. Arthur Harris, il capo dell’unità, descrisse il lavoro di Wallis come una “sciocchezza”, aggiungendo che «non c’è la minima possibilità che possa funzionare». Wallis decise di proseguire nelle sue ricerche e il definito via libera gli venne concesso il 26 febbraio 1943, quando mancavano solo 11 settimane prima che le dighe venissero svuotate: in quel momento non aveva nemmeno un disegno in scala reale della bomba rimbalzante. Lavorò giorno e notte – così raccontò poi una delle persone che collaborarono al progetto insieme a lui – fino a completare il lavoro appena in tempo.
L’idea era sganciare la bomba dalla fusoliera di un bombardiere Avro Lancaster che volava a bassissima quota e farla rimbalzare più volte sfruttando la forza d’inerzia, fino a farla esplodere contro la parete interna della diga. Col tempo Wallis studiò anche un congegno per imprimere un moto di rotazione attorno all’asse della bomba in senso contrario alla direzione di lancio, e un meccanismo che faceva sì che la detonazione avvenisse ad alcuni metri di profondità.
Un’animazione del Telegraph ricostruisce il lancio delle bombe rimbalzanti
La notte tra il 16 e il 17 maggio, quando gli aerei britannici si diressero verso le dighe tedesche nella Ruhr, Wallis era al quartier generale della RAF a Grantham. Dal punto di vista delle perdite umane l’operazione fu un disastro, tanto da cambiare per sempre la vita di Wallis, come raccontò poi la figlia: dei 19 aerei che partirono quella notte, 8 non fecero più ritorno: morirono 53 persone e altre 3 vennero fatte prigioniere dai tedeschi. Dal punto di vista militare, invece, fu un successo: furono sommersi 30 chilometri quadrati di territorio e l’acqua raggiunse almeno 125 fabbriche, 25 ponti e diversi snodi ferroviari. Morirono per annegamento 991 persone, (soprattutto lavoratori provenienti dall’Europa dell’est). Il 617esimo squadrone della RAF fu insignito dell’alta onorificenza militare “Victoria Cross” da re Giorgio VI.
Dopo la guerra Wallis guidò il dipartimento della ricerca e dello sviluppo dell’aeronautica del British Aircraft Corporation fino al 1971. Divenne membro della Royal Society britannica nel 1954 e morì il 20 ottobre 1979.