La “parentopoli” in Baviera
Politici e ministri dello Stato più grande e ricco della Germania hanno assunto per anni mogli e figli come assistenti, grazie a un buco legislativo
In Germania, nelle ultime settimane, il dibattito politico si è concentrato soprattutto su uno scandalo in cui è coinvolto il partito dell’Unione Cristiano Sociale della Baviera (CSU), storicamente alleato dell’Unione Cristiano Democratica di Germania (CDU) di cui è capo il cancelliere Angela Merkel. Si è scoperto che 79 membri del Parlamento della Baviera – la maggior parte dei quali appartengono proprio alla CSU – hanno assunto come assistenti figli, nipoti e coniugi. Tutti ben pagati, per circa vent’anni.
A rivelare pubblicamente questa pratica è stato, due settimane fa, Georg Schmid, un importante esponente della CSU, presidente del Parlamento bavarese: lo ha detto in un’intervista alla Bayerischer Rundfunk, una televisione locale, e poi si è dimesso. Schmid aveva assunto sua moglie come assistente circa vent’anni fa, pagandola 5.500 euro al mese. I due insieme guadagnavano più di Angela Merkel: «Lei presentava le fatture e io la pagavo», ha raccontato Schmid.
Il 10 maggio scorso il nuovo presidente del Parlamento, Barbara Stamm, ha reso pubblica la lista di tutti i nomi dei politici coinvolti nel caso. In tutto erano 79, la maggior parte dei quali proprio della CSU, che dal 1962 è il partito di maggioranza in Parlamento: 17 sono parlamentari nell’attuale legislatura, tra cui 6 degli 11 ministri che compongono il governo. «Se qualcuno è contrario alla pubblicazione della lista dovrebbe farmi causa», ha detto Barbara Stamm, che non ha voluto però rivelare quanti soldi siano stati versati dallo Stato a questi assistenti: «ogni caso», ha detto, «dovrebbe essere considerato singolarmente».
Una legge del 2000 del parlamento bavarese vieta espressamente di fare nuovi contratti per assumere propri parenti come assistenti. Una clausola transitoria, inclusa nella legge, consentiva però di mantenere i contratti di questo tipo fatti in precedenza, per un periodo limitato di tempo. La scappatoia fu usata da molti in questi anni: «Oggi non si può più considerare possibile un periodo di transizione così lungo», ha detto Stamm, aggiungendo che a partire dal prossimo mese di luglio questa pratica sarà vietata del tutto.
Quanto successo non può quindi essere considerato illegale, ai sensi della legge tedesca, ma di certo è moralmente discutibile, dato che la stessa CSU ha portato avanti in tutti questi anni una politica fondata sull’etica dei comportamenti dei politici. Horst Seehofer, primo ministro della Baviera e capo del partito, ha cercato di porre rimedio alla situazione chiedendo ai ministri della CSU di rimborsare allo Stato bavarese quanto speso per pagare gli stipendi dei propri parenti. Alexander Dobrindt, segretario generale della CSU, ha invece difeso gli esponenti del suo partito coinvolti nel caso, sostenendo che si tratta di un problema che riguarda tutti i partiti e respingendo anche la richiesta di dimissioni fatta dai socialdemocratici della SPD, all’opposizione, nei confronti dei ministri che fanno parte del governo bavarese.
Le elezioni per rinnovare il Parlamento e il governo della Baviera sono in programma il 15 settembre prossimo, una settimana prima delle elezioni federali. Questo scandalo sta creando parecchi problemi anche alla popolarità di Angela Merkel, che spera di essere rieletta come cancelliere. La Baviera è il più grande e ricco dei sedici stati federati della Germania, e rappresenta il principale bacino elettorale per la CDU. Alle prossime elezioni il partito di Angela Merkel è dato comunque come favorito, nonostante un calo nei sondaggi e nonostante il candidato dei socialdemocratici, Christian Ude, sindaco di Monaco, sia considerato forte. Potrebbero cambiare quantomeno i rapporti di forza: alle elezioni del 2008 la CSU aveva preso il 43,4 per cento dei voti, la SPD il 18,6 per cento.
Foto: Horst Seehofer, primo ministro della Baviera (Johannes Simon/Getty Images)