Il governo americano ha intercettato AP
La più famosa agenzia di stampa del mondo protesta per un'indagine del Dipartimento della Giustizia su una fuga di notizie
Il Dipartimento di Giustizia del governo degli Stati Uniti ha segretamente intercettato per due mesi venti linee telefoniche di Associated Press, una delle più grandi agenzie di stampa internazionali. Lo ha reso noto ieri la stessa Associated Press, definendo quanto accaduto “un’intrusione enorme e senza precedenti”.
Le autorità statunitensi hanno ottenuto gli elenchi delle chiamate in uscita dai telefoni aziendali e personali di singoli giornalisti, dai telefoni delle redazioni di New York, Washington DC e Hartford, e dall’ufficio di Associated Press al Congresso. Non è ancora chiaro se ne hanno anche intercettato il contenuto o la durata: la certezza esiste solo sui tabulati, l’elenco delle telefonate fatte. Le venti linee telefoniche intercettate sono state usate da più di cento giornalisti nei due mesi di sorveglianza.
Il governo degli Stati Uniti non ha reso nota la ragione delle intercettazioni, per quanto in passato alcuni funzionari in altre occasioni abbiano raccontato di un’indagine in corso per individuare i responsabili di una fuga di informazioni riservate occorsa il 7 maggio del 2012, quando Associated Press scrisse in un articolo che la CIA aveva sventato in Yemen un piano di al Qaida per far esplodere una bomba su un aereo diretto verso gli Stati Uniti. Interrogato lo scorso febbraio a questo proposito da una commissione del Congresso, il capo della CIA John Brennan aveva negato di essere stato la fonte di Associated Press e aveva detto di considerare quanto accaduto “una pericolosa e non autorizzata diffusione di informazioni strettamente riservate”. Tra le linee telefoniche intercettate ci sono quelle di cinque giornalisti e un caporedattore coinvolti nell’articolo del 7 maggio 2012.
L’articolo del 7 maggio era importante non solo per la gravità della minaccia – la CIA entrò in possesso della bomba che sarebbe dovuta esplodere in volo – ma anche perché pochi giorni prima la Casa Bianca aveva detto di non avere informazioni riguardo minacce terroristiche in vista del primo anniversario della cattura e della morte di Osama bin Laden, che sarebbe caduta il 2 maggio. Associated Press ritardò la pubblicazione dell’articolo su richiesta delle autorità – una pratica piuttosto comune con gli articoli che possono mettere a repentaglio operazioni così delicate – ma non attese l’annuncio ufficiale della Casa Bianca, e pubblicò la notizia una volta ricevute le prime rassicurazioni.
La legge e alcune sentenze degli ultimi anni permettono al governo degli Stati Uniti di intercettare le comunicazioni di singoli giornalisti nelle indagini su fughe di notizie relative al terrorismo (se ne parlò moltissimo durante il caso Plame-Miller, un grande scandalo del 2003 su un’altra fuga di notizie, allora sull’Iraq e le presunte “armi di distruzione di massa”). È possibile intercettare i giornalisti anche senza preavviso, se si ritiene che il preavviso possa danneggiare le indagini, ed è possibile farlo solo dopo aver tentato “tutte le ragionevoli alternative”. Le dimensioni delle intercettazioni su Associated Press sono considerate quanto meno inusuali. Associated Press è venuta a conoscenza delle intercettazioni attraverso una lettera di notifica ricevuta venerdì dal governo degli Stati Uniti.
Il presidente di Associated Press, Gary Pruitt, ha scritto una lettera di protesta contro il procuratore generale Eric Holder – il capo del Dipartimento, ovvero il ministro della Giustizia statunitense – dicendo che le dimensioni delle comunicazioni intercettate rendono l’operazione ingiustificabile, a prescindere dall’inchiesta, e chiedendo la distruzione dei documenti.
Oltre a molte associazioni a tutela della libertà di stampa, anche diversi deputati e senatori, sia democratici che repubblicani, si sono detti preoccupati e allarmati da quanto successo, sostenendo che il governo non avrebbe dovuto spingersi così in là. Soprattutto i repubblicani sono molto indignati, e la cosa è stata notata dai media statunitensi: innanzitutto perché in passato, durante l’amministrazione Bush, i repubblicani hanno spinto per una maggiore sorveglianza del governo sulla stampa; e inoltre perché nel 2007 i repubblicani del Senato fermarono una legge che, in una circostanza come questa, avrebbe costretto il governo americano a ottenere l’autorizzazione di un tribunale prima di intercettare giornalisti.
L’amministrazione Obama fin dal 2009 indaga sulle fughe di notizie riservate con grande determinazione, e un’aggressività molto superiore a quella delle precedenti amministrazioni. In questi anni sono stati avviati sei processi contro impiegati e funzionari del governo sospettati di aver passato ai media informazioni segrete, il doppio di quelli avviati da tutte le precedenti amministrazioni messe insieme. La Casa Bianca ha detto di non avere responsabilità su quanto accaduto – “le indagini sono competenza esclusiva del Dipartimento di Giustizia”, ha detto il portavoce Jay Carney – per quanto a molti osservatori appaia improbabile che un’indagine così importante e delicata sia stata avviata senza il via libera di Obama.
foto: PAUL J. RICHARDS/AFP/Getty Images