I muri di Belfast saranno demoliti
Ma solo nel 2023, ha detto il governo: e questo mostra quanto la convivenza tra cattolici e protestanti sia ancora complicata
Il governo dell’Irlanda del Nord si è impegnato giovedì 9 maggio a demolire i muri che a Belfast dividono i quartieri cattolici e quelli protestanti. Si tratta di più di 90 barriere di metallo, cemento e reticolati di filo spinato chiamate “Peace Lines”, costruite a partire dal 1969, quando le tensioni etnico-religiose tra cattolici e protestanti sfociarono nei “Troubles”, i disordini che dilaniarono l’Irlanda del Nord fino alla fine degli anni Novanta.
Anche se il conflitto è formalmente terminato con la firma di un accordo il 10 aprile 1998, le “Peace Lines” continuano ad essere erette, l’ultima il 16 settembre 2011. Il primo ministro dell’Irlanda del Nord, il protestante Peter Robinson, ha dichiarato: «Quello che vogliamo fare è affrontare la piaga del razzismo e di altre forme di intolleranza per plasmare una società coesa, in grado di andare avanti». La data fissata dal governo per la demolizione dei muri è il 2023: segno di quanto il processo reale di convivenza sia difficile e complesso da raggiungere.
Le proteste e gli scontri a Belfast, sebbene meno violenti che in passato, non si sono mai fermati: per questioni legate alla bandiera o regolarmente nella cosiddetta “stagione delle parate”, periodo in cui si svolgono in tutto il paese le manifestazioni delle due diverse tradizioni. Per questo in molti, sia tra i protestanti che tra i cattolici, sostengono che i muri siano necessari e utili. Da uno studio della University of Ulster pubblicato nel settembre 2012 risulta ad esempio che solo il 14 per cento dei residenti di Belfast vuole la distruzione del muro in un prossimo futuro.