Le ultime sul sequestro di Cleveland
Due delle tre donne rapite sono tornate a casa, il sospetto è stato formalmente incriminato - i suoi fratelli no, però - ed emergono dettagli sulla prigionia
Ariel Castro, l’uomo accusato di aver rapito e tenuto prigioniere tre donne per circa dieci anni nella sua casa di Cleveland, Stati Uniti, è stato formalmente incriminato ieri. Castro, 52 anni, è stato accusato di stupro e del sequestro di quattro persone, le tre donne scomparse e la figlia di sei anni di una di queste. Nei confronti dei due fratelli di Castro, che erano stati arrestati con lui e che inizialmente erano stati indicati come possibili complici dei rapimenti, non sono invece state mosse accuse. Il vicecapo della polizia di Cleveland ha detto che, dalle prime indagini, sembra che i due non fossero coinvolti.
Il pomeriggio di lunedì 6 maggio, il giorno in cui le donne sono state liberate, Ariel Castro era andato da un vicino a prendere in prestito un tagliaerba per il prato della propria madre e poi aveva lasciato la casa con un suo fratello per “passare il pomeriggio a bere”, come hanno detto i vicini di casa dell’uomo.
I media americani stanno dedicando molto spazio alla vicenda delle donne rapite a Cleveland: Amanda Berry, tenuta prigioniera 10 anni; Gina DeJesus, 9 anni; Michelle Knight, 11 anni. Stanno emergendo molti dettagli sul rapitore, che era stato coinvolto in alcuni episodi di violenza domestica nei confronti di una sua ex moglie, morta lo scorso anno e da cui aveva divorziato nel 1996.
Castro però, con vicini di casa e amici, non sembrava particolarmente asociale, come appariva anche dal suo profilo Facebook, di cui era un discreto utilizzatore. Da vent’anni e fino allo scorso novembre aveva un lavoro come autista di scuolabus, da cui è stato licenziato per motivi disciplinari, e suonava il basso in gruppi di musica latinoamericana. In diverse occasioni, negli ultimi due o tre anni, si era presentato a casa di parenti o amici con una bambina piccola dicendo che era sua nipote.
La bambina sembrava in buona salute, con vestiti puliti e senza problemi di comportamento: era però la figlia di una delle tre donne che Castro teneva prigioniere, Amanda Berry. Le tre donne, durante gli anni del loro sequestro, sarebbero uscite di casa solo due volte, in tutte le occasioni obbligate a muoversi solo nel giardino sul retro della casa.
I media americani stanno cominciando a rivelare alcuni dettagli spaventosi sulle condizioni del rapimento. Le donne passarono molto tempo all’inizio del loro sequestro legate nel seminterrato della casa, in cui sono state ritrovate corde e catene, ma poi Castro permise loro di vivere al secondo piano. Normalmente vivevano in tre stanze diverse, ha detto la polizia, ma a volte si incontravano e «contavano l’una sull’altra per la sopravvivenza».
Castro commemorava annualmente il giorno in cui ciascuna delle tre donne era stata rapita, preparando una torta per “festeggiare”. La polizia ha rilasciato ieri un rapporto sulla vicenda che contiene anche il racconto di una delle tre donne secondo cui Castro le ha provocato “almeno” cinque aborti. Dopo essere stata messa incinta, veniva picchiata e tenuta senza cibo per giorni per uccidere il bambino.
La bambina di sei anni trovata con Amanda Berry al momento del salvataggio venne partorita in casa con l’assistenza di un’altra prigioniera, Michelle Knight, minacciata di morte da Castro nel caso in cui il parto non si fosse concluso bene.
Mercoledì mattina, DeJesus e Berry, che oggi hanno rispettivamente 23 e 27 anni, sono ritornate dalle loro famiglie. In entrambi i casi sono state accolte da parecchie persone che si sono radunate vicino alle loro case per dar loro il bentornato. Knight, che ha 32 anni, è invece ancora ricoverata in un reparto psichiatrico dell’ospedale di Cleveland, secondo quanto ha detto sua madre. Le sue condizioni sono descritte come “buone”.
Le donne sono riuscite a scappare lunedì quando Castro ha lasciato la casa senza chiudere una pesante porta interna, ha detto la polizia. Questo ha permesso a Berry di riuscire a chiamare aiuto e di essere liberata con l’aiuto dei vicini di Castro Charles Ramsey e Angel Cordero. La polizia ha detto che, secondo quanto è stato chiarito finora, è stata l’unica opportunità concreta di fuga che hanno avuto nei circa dieci anni del loro sequestro.
Foto: Bill Pugliano/Getty Images