Genova, ancora due dispersi
Si cercano ancora due persone al porto, dopo l'incidente di martedì: ieri Letta ha visitato la zona e ha parlato di «tragedia immane», oggi lutto cittadino
Si cercano ancora due persone disperse al porto di Genova, dove alle 23.30 di martedì la nave portacontainer Jolly Nero della Linea Messina si è schiantata contro il molo Giano. I dispersi sono il maresciallo Francesco Cetrola e il sergente Gianni Jacoviello. L’impatto ha distrutto buona parte della palazzina e della torre, dentro la quale si trovavano tredici persone: oltre ai due dispersi, sette sono morte e quattro sono state recuperate e ricoverate in ospedale. Il comune di Genova ha indetto per oggi, giovedì, una giornata di lutto cittadino. Mercoledì il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha visitato brevemente il porto di Genova e ha definito quanto accaduto «una tragedia immane».
Alle 11 in città si terrà una manifestazione convocata dal prefetto, dal capo dell’autorità portuale, dal sindaco, dai presidenti di provincia e regione, per manifestare «cordoglio e solidarietà» ai familiari delle persone morte. Le scuole resteranno aperte. I lavoratori del Porto oggi si asterranno dal lavoro, come stabilito da CGIL, CISL e UIL: solo il settore passeggeri sarà operativo.
Non ci sono novità sulle indagini e la dinamica dell’incidente. Le inchieste aperte sono due. Una è quella penale, condotta dal procuratore Michele Di Lecce, per omicidio colposo plurimo: per il momento ci sono due indagati, il comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, e il pilota Antonio Anfossi. C’è poi un’indagine amministrativa del ministero, annunciata mercoledì alla Camera da Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti. Lupi alla Camera ha detto che ci sono al momento tre ipotesi relativamente a quanto accaduto: un’avaria di propulsione della nave, un problema ai cavi di trazione dei rimorchiatori o la velocità eccessiva dell’imbarcazione. La nave stava effettuando una serie di manovre in porto con due rimorchiatori quando è andata a sbattere contro la torre piloti, facendola inclinare di circa 45 gradi e poi abbattendola sul resto della palazzina.
L’ipotesi considerata più probabile al momento è quella dell’avaria, come spiega il Corriere della Sera:
È comunque sempre più consistente l’ipotesi che si sia trattato di un’avaria alla nave della compagnia Messina. Il comandante dello Spagna, uno dei rimorchiatori, via radio, attimi prima dell’impatto ha urlato alla Jolly Nero: «Non c’è più acqua, che fate?», indicando che la nave si trovava troppo a ridosso del molo. Il pilota della Jolly Nero risponde: «Non ho la macchina», frase che viene usata per indicare che non entrava la marcia avanti. La nave stava effettuando una rotazione per passare dalla navigazione di poppa (in retromarcia) usata nel canale di Ponente a quella di prua che avrebbe usato per uscire dal canale di Levante. La rotazione era in atto nel bacino di evoluzione, ma secondo il racconto dei testimoni, non sarebbe stato fermato il «moto indietro».
Tra le sette persone morte dell’incidente ci sono quattro militari – Marco Di Candussio, Daniele Fratantonio, Davide Morella e Giuseppe Tusa – e poi un pilota, Michele Robazza, un telefonista della compagnia dei piloti, Maurizio Potenza, e un “torrettista” dei Rimorchiatori riuniti, Sergio Basso.