Traders
Gran fotografie di facce e momenti che in questi anni ci sono diventati familiari, sebbene in borsa si vedano sempre meno
Una delle storie collaterali alla grande crisi economica iniziata nel 2008 e in molti paesi non ancora conclusa è l’esplosione dello spazio dedicato alle notizie di economia sulle pagine dei giornali. Si è scritto a lungo di come parole come “spread” siano entrate nella familiarità del lessico politico italiano (fino a perdere significato e diventare quasi delle entità proprie), ma il fenomeno è più generale e riguarda anche l’accresciuta popolarità di divulgatori, economisti, esperti e sedicenti tali. L’esplosione delle notizie economiche ha posto un problema in più, per le redazioni: come si illustra un articolo sul crollo degli indici alla borsa di New York o sugli effetti di un declassamento da parte di un’agenzia di rating? La risposta a questa domanda è stata, da una parte, le esposizioni delle quotazioni di Borsa nei luoghi pubblici, soprattutto in Asia; dall’altra invece una strada più “calda” e umana, quella delle facce delle persone che lavorano in Borsa, dei trader. Ma non le facce della grandissima parte dei trader, che lavorano davanti a un computer nei loro uffici o in grandi open space, bensì le facce di quei pochi trader che contrattano ancora sui cosiddetti “trading floor“, a gesti o urlando parole specifiche durante delle sessioni simili a quelle delle aste, più o meno. Benché momenti del genere abbiano una letteraria e cinematografica popolarità, dagli anni Ottanta in poi le contrattazioni informatiche e telefoniche hanno sostituito quasi completamente quelle dal vivo. La Borsa di New York è una delle poche che mantiene ancora un vivo trading floor, tra quelle più importanti al mondo. E ci si trovano delle facce e dei momenti notevoli.