È il centenario di Stewart Granger
Era londinese, sposò Jean Simmons giovanissima, divenne molto hollywoodiano, e aveva una faccia diversa da quella dei belli-immortali
Stewart Granger, “stiùargrenger”, è di quei nomi hollywoodiani che fanno molto hollywoodiano degli anni ruggenti, tipo “gennifergiòns” o “ghèricùper”, anche se ormai non sono tanti quelli che si ricordano la sua faccia, e lui non era di quelli delle prime file, quelli belli-immortali (e poi non bisogna confonderlo con Farley Granger). Però era un grandissimo, e stava spesso accanto a quelli belli-immortali e si capiva che quello-che-la-sapeva-lunga invece era lui.
E la sua biografia lo diceva: era inglese, in realtà, londinese, e di famiglia di artisti illustri. Si chiamava James Stewart, e per via di quell’altro, quello americano, si inventò un nome che metteva insieme il suo cognome e quello della nonna materna scozzese. Studiò arte drammatica, cominciò dal teatro, poi il cinema. Arrivò a 36 anni ai film americani e a sposare Jean Simmons, che ne aveva appena 20 (il secondo di tre matrimoni). Era il 1949: nel 1956 divenne cittadino americano, ma poi lavorò anche molto in Germania. I suoi film più famosi sono Scaramouche, Il prigioniero di Zenda, Lord Brummell, Pugni, pupe e pepite, I quattro dell’oca selvaggia. Morì a Santa Monica nel 1993, era nato cento anni fa oggi, il 6 maggio 2013.