Rovinati dal gioco
Gian Antonio Stella spiega come videopoker, slot-machine e altri giochi legali non portino grandi benefici fiscali né siano facili da limitare
Gian Antonio Stella spiega oggi sul Corriere della Sera il motivo per cui non sarebbe possibile coprire il buco generato dall’eventuale abolizione dell’IMU, su cui ci sono state le prime tensioni all’interno del neonato governo Letta, aumentando le accise sui giochi: la proposta era stata avanzata da Silvio Berlusconi nei giorni scorsi come possibile strada per recuperare i circa 4 miliardi di euro all’anno che servirebbero allo Stato. Stella si rifà ai numeri: sottolinea come nel 2012 gli incassi dello stato sul gioco d’azzardo siano scesi a 8,1 miliardi di euro, cifra inferiore di ben mezzo miliardo rispetto al 2011. Inoltre, sostiene, i rischi di una ritirata improvvisa dello stato dalla gestione di slot-machine e giochi legali potrebbero rivelarsi molto alti: tra questi ci sarebbe spalancare spazi enormi alla criminalità organizzata e spingere i dipendenti da gioco verso gli “sportelli” stranieri.
Giocassimo a poker, sarebbe un bluff. L’idea di coprire il buco dell’abolizione dell’Imu aumentando le accise sui giochi, infatti, non regge. Neanche turandosi il naso davanti a una scelta moralmente discutibile che già ci vede quarti al mondo per soldi buttati nell’azzardo. Lo dicono, inequivocabili, i numeri dei Monopoli.
Secondo i dati ufficiosi dell’Agenzia Dogane e Monopoli la massa di denaro puntata dagli italiani per mezzo dei vari giochi organizzati dallo Stato biscazziere messo sotto accusa dalla Chiesa e da un numero crescente di giornali, associazioni, osservatori, ha continuato nel 2012 ad aumentare inesorabile. Dai 79,8 miliardi di euro del 2011 a 87,1 dell’ultimo anno. Un incremento del 9,2%.
Un segnale invocabile di quanto questa droga mentale, che agita gli incubi di circa 800 mila italiani schiavi del gioco compulsivo, si sia impastata con la crisi e con la speranza folle di uscirne con una botta di fortuna.
In parallelo, giacché ogni pusher sa che i «clienti» vanno incoraggiati sennò vanno da altri spacciatori, sono aumentate di più ancora le vincite, cioè i soldi rientrati nelle tasche dei giocatori: erano 62,1 miliardi nel 2011, sono stati 70 nel 2012. Con un incremento del 12,8%. I soldi buttati dai cittadini nei vari «game» dell’azzardo pubblico sono dunque scesi da 17,7 miliardi di euro del 2011 a 17,1 nel 2012. Con un calo di circa 600 milioni di euro pari al 3,5%.