In Malesia ha vinto il Fronte Nazionale
Cioè la coalizione che governa ininterrottamente da 56 anni: ma ha ottenuto pochi seggi rispetto al passato e l'opposizione lamenta brogli
Il primo ministro uscente della Malesia, Najib Razak, ha vinto le elezioni nel paese insieme con la sua coalizione del Fronte Nazionale, che governa senza interruzioni da oltre 56 anni. Il Fronte ha ottenuto 133 dei 222 seggi parlamentari. Anche se si è trattato del suo risultato elettorale peggiore di sempre, la coalizione ha ottenuto una maggioranza sufficiente per reggere un nuovo governo. Gli osservatori sostengono però che in seguito al risultato elettorale deludente, entro fine anno Najib potrebbe decidere di dimettersi.
La coalizione di opposizione, Alleanza del Popolo, si è fermata a 89 seggi, guadagnandone 7 rispetto alle elezioni precedenti. Secondo il leader dell’opposizione, Anwar Ibrahim, il voto in Malesia non si sarebbe svolto regolarmente e il Fronte Nazionale sarebbe colpevole di aver organizzato brogli ai seggi. «È un’elezione che consideriamo truccata e la Commissione elettorale ha fallito nel proprio compito. Le irregolarità ci sono costate molti seggi, soprattutto nei collegi in cui c’era una sostanziale parità», ha spiegato Anwar nel corso di una conferenza stampa.
Najib ha invitato tutti coloro che hanno partecipato alle elezioni e la popolazione a riconoscere il risultato elettorale, ricordando che ora il Fronte Nazionale avrà molto lavoro da fare per il paese: «Nel nostro programma c’è l’obiettivo della riconciliazione nazionale. Penso che sia chiaro a tutti che ci sono molte cose da fare anche come partito».
Najib ha anche fatto una prima analisi del voto, spiegando che buona parte dell’elettorato di origine cinese ha preferito a queste elezioni l’opposizione. I malesi sono il 67 per cento dei 29 milioni di abitanti del paese, i cinesi sono circa il 25 per cento e il resto è costituito da indiani. Negli ultimi anni Najib ha abolito diverse leggi restrittive della libertà che risalivano all’epoca coloniale, e che in molti casi penalizzavano direttamente le minoranze etniche. La politica di riduzione dei privilegi che riguardano i malesi non si è però rivelata sufficiente, e buona parte dell’elettorato di origine cinese sembra abbia preferito l’opposizione, che in campagna elettorale si era impegnata per attuare riforme radicali del sistema di privilegi.
Durante la giornata elettorale sono circolate voci, difficili da confermare, su brogli legati al voto anticipato e su viaggi pagati dal governo per consentire ai loro sostenitori di votare. Giornali ed emittenti indipendenti avrebbero subito intimidazioni e in alcuni casi attacchi nel paese, mentre cercavano di raccontare lo svolgimento delle elezioni ai seggi. Il governo ha un sostanziale controllo dei media e per le voci indipendenti è difficile farsi sentire.
L’opposizione di Anwar confidava in un migliore risultato elettorale, anche sulla base dei sondaggi più recenti che davano l’Alleanza del Popolo in crescita. La coalizione ha ottenuto consensi soprattutto nelle aree urbane, ma non a sufficienza per superare i partiti governativi. Anwar è stato in passato viceprimo ministro della Malesia, ma nel 1998 fu costretto alle dimissioni e incarcerato con l’accusa di corruzione e sodomia, accusa che ha sempre respinto. Ha basato tutta la propria campagna elettorale sul tema del cambiamento, criticando gli alti livelli di corruzione nel paese, le politiche razziste nei confronti delle minoranze etniche e la gestione semi-autoritaria del potere da parte del governo.