Gli scontri a Dacca, in Bangladesh
Mezzo milione di islamisti hanno chiesto la pena di morte per gli atei e hanno devastato auto e negozi, sono morte almeno 14 persone: foto e video
Domenica a Dacca, la capitale del Bangladesh, c’è stata una grossa manifestazione di protesta a cui hanno partecipato circa mezzo milione di sostenitori del gruppo islamista Hefazat-e Islam. Il movimento, sostenuto dalle scuole religiose del paese, spinge per una radicale islamizzazione del Bangladesh, e ha minacciato di protestare e bloccare la capitale fino a che il governo soddisferà una lista di tredici richieste. Tra queste c’è l’introduzione della pena di morte per i reati di blasfemia e ateismo, la segregazione tra uomini e donne, l’insegnamento della dottrina islamica nelle scuole e la «fine delle infiltrazioni di culture straniere, tra cui la spudoratezza nel nome della libertà individuale».
I manifestanti hanno marciato in sei strade principali di Dacca, gridando «Allahu Akbar!» (Dio è grande) e «Un solo punto! Una sola richiesta! Gli atei devono venire impiccati!». Poi si sono diretti verso il Motijheel, il quartiere finanziario nel centro della città: hanno devastato un centinaio di negozi, incendiato più di 50 auto parcheggiate, assalito il quartier generale della Lega popolare bengalese – il partito secolare attualmente al governo – e occupato alcune strade che consentono l’accesso alla città, nel tentativo di isolarla.
La polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti: questi, armati di bastoni, hanno lanciato pietre contro gli agenti che hanno risposto aprendo i gas lacrimogeni e sparando granate stordenti e proiettili di gomma. Durante gli scontri sono morte 22 persone (il numero non è ancora chiaro, Al Jazeera parla di almeno 14 morti) e circa 60 – tra cui diversi poliziotti – sono rimaste ferite. Secondo il quotidiano di Dacca Daily Star i feriti sono invece circa 200. La polizia – circa 10 mila agenti – è riuscita a sgomberare la strada principale, ma gli scontri sono continuati nelle vie laterali: lunedì mattina i poliziotti stanno ancora cercando eventuali manifestanti nascosti negli edifici vicini. Sempre lunedì il quotidiano di Dacca Daily Star ha scritto che Hefazat-e Islam ha affittato almeno tremila auto, tra cui autobus e minibus, per portare sostenitori nella capitale; molti altri manifestanti sono arrivati in treno.
Venerdì il primo ministro Sheikh Hasina – una donna, che guida il paese dal 2009 – aveva respinto la richiesta di una legge contro la blasfemia, assicurando che quelle in vigore sono già sufficienti e dicendo che «non permetteremo alcun disordine nel nome dell’Islam, una religione di pace». Ad aprile Hefazat-e Islam aveva organizzato uno sciopero generale a cui parteciparono centinaia di migliaia di persone: fu definito dai commentatori come il più grande raduno politico nel paese da decenni. In Bangladesh, i musulmani sono circa il 90 per cento; il restante 10 per cento è costituito principalmente da induisti.