I “Mi piace” non salvano vite
L'intelligente campagna di UNICEF Svezia contro l'attivismo da clic, che da solo non cambia il mondo
Da tempo si discute del cosiddetto “attivismo da clic”, chiedendosi se a un certo tipo di impegno online superficiale e autoindulgente corrisponda davvero un tentativo concreto di cambiare e migliorare il mondo. Soprattutto sui social network nascono di frequente campagne per fare un “Mi piace” su Facebook, o un retweet su Twitter, con l’obiettivo di ottenere un certo risultato, che di solito porta a ben poco di concreto. Partendo da questi presupposti, i responsabili di UNICEF Svezia hanno organizzato una campagna per promuovere la loro organizzazione con uno slogan molto efficace: “Likes don’t save lives. Money does” (letteralmente “I Mi piace non salvano vite. I soldi lo fanno”).
La campagna informativa è stata realizzata attraverso la diffusione di tre spot televisivi in cui si ricorda che non basta un Mi piace su un social network per cambiare le cose nel mondo. In uno spot un bambino racconta la propria esperienza di disagio con un’amara conclusione: “A volte temo di potermi ammalare come è successo alla mia mamma. Ma poi penso che tutto andrà a posto. Oggi UNICEF Svezia ha 177mila Mi piace su Facebook”.
Gli altri due spot usano un approccio un po’ differente e sono stati studiati per mostrare che un Mi piace non può essere barattato con qualcosa di concreto e tangibile.
Oltre ai video, UNICEF Svezia insieme con l’agenzia pubblicitaria Forsman & Bodenfors ha anche realizzato un manifesto che spiega a caratteri cubitali un concetto semplice, ma spesso trascurato: “Fate Mi piace sulla nostra pagina Facebook, e potremo vaccinare zero bambini contro la poliomielite”. Il manifesto ha poi una spiegazione meno polemica, in cui si ricorda che per vaccinare 12 bambini servono circa 4 euro. Ed è questo che fa la differenza.