Obama e Guantanamo
Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha risposto a una domanda sul carcere di Guantanamo e sullo sciopero della fame che cento carcerati stanno portando avanti da giorni. Obama ha detto di voler rinnovare i suoi sforzi per chiudere il carcere e ha aggiunto:
«Non voglio che queste persone muoiano. Ovviamente il Pentagono sta cercando di gestire la situazione al meglio, ma penso che tutti noi dovremmo riflettere sull’esatto motivo per cui stiamo facendo questo. Perché stiamo facendo questo?»
Obama fece della chiusura di Guantanamo uno dei punti centrali della sua prima campagna elettorale tanto che il 22 gennaio 2009, due giorni dopo il giuramento da presidente degli Stati Uniti, firmò un ordine esecutivo che ne imponeva la chiusura entro un anno. Una commissione avrebbe riconsiderato la situazione di ciascuna delle 241 persone allora detenute e avrebbe deciso quali avrebbero affrontato un processo e quali invece sarebbero state trasferite in strutture statunitensi. Ad aprile 2009 la commissione concluse che solo per venti o trenta persone si sarebbe potuto istruire un processo mentre per tutte le altre i servizi segreti possedevano del materiale, ma niente o quasi che potesse essere usato davanti a una corte. Il 20 maggio del 2009 il Senato bocciò con 90 voti contro 6 la proposta di stanziare 80 milioni di dollari per chiudere Guantanamo. La votazione fu un colpo molto duro per il governo, e il fatto che anche quasi tutti i senatori democratici avessero votato contro la chiusura dimostrava che la retorica repubblicana stava colpendo nel segno: i repubblicani insistevano e non volevano sul suolo americano «alcuni degli uomini più pericolosi del mondo».
I casi dei detenuti che si potevano processare presentavano altre criticità: la sola ipotesi di processare a New York Khalid Sheik Mohammed, che aveva collaborato a diversi attacchi terroristici contro gli Stati Uniti negli ultimi vent’anni, compreso quello dell’11 settembre, generò proteste e grandi preoccupazioni per l’ordine pubblico. Il dipartimento di polizia della città presentò un piano per mettere in sicurezza l’area che sarebbe costato ben 200 milioni di dollari l’anno, per tutta la durata del processo. Tutt’ora Obama insiste sul voler chiudere Guantanamo ma non esistono soluzioni rispetto a cosa fare dei detenuti – sia quelli processabili che quelli non processabili – né una maggioranza al Congresso che se ne voglia occupare.