Nuovi scontri in Birmania
Almeno una persona è morta e decine di case sono state bruciate in un attacco alla minoranza musulmana: l'ultimo episodio di violenze etniche che durano da settimane
Almeno una persona è morta e dieci sono rimaste ferite ieri nella Birmania centrale, dopo che alcuni gruppi di estremisti religiosi buddisti hanno dato fuoco a decine di case e hanno distrutto due moschee nel villaggio di Okkan, 110 km a nord di Yangon. È l’ultimo episodio in una lunga serie di scontri su base etnica e religiosa che sono in corso nel paese dalla fine di marzo.
Gli abitanti della zona, riporta Al Jazeera, hanno detto che la zona è stata attaccata da un gruppo di quattrocento buddisti armati di pietre e bastoni: l’attacco è uno dei primi così violenti in quell’area centrale del paese, il che potrebbe indicare che l’area interessata dagli scontri si sta allargando. Lo scorso mese, almeno 40 persone erano state uccise in proteste anti-musulmane nella città di Meiktila.
Gli uomini armati hanno preso di mira i negozi musulmani e hanno saccheggiato due moschee. A Okkan e in tre villaggi vicini è stato dato fuoco a molte decine di case abitate dalla minoranza musulmana. I testimoni dicono che gli autori degli attacchi, cominciati nel primo pomeriggio, erano uomini del luogo.
Gli scontri sono un problema molto grave per il governo del presidente Thein Sein, che ha minacciato l’uso della forza per fermare l’odio tra le diverse etnie e gli estremisti religiosi: ma un recente rapporto di Human Rights Watch ha accusato le autorità locali e il governo di non aver fatto abbastanza e in alcuni casi di aver fomentato una campagna di “pulizia etnica” contro la minoranza musulmana conosciuta come i Rohingya. Discorsi nazionalisti e intransigenti sono portati avanti anche da parte del clero buddista nel paese.
Il governo birmano non riconosce i Rohingya come cittadini del paese, dicendo che sono immigrati recenti dall’India. Una commissione ufficiale birmana ha presentato pochi giorni fa il suo rapporto sugli scontri del Rakhine, la regione costiera in cui vivono molti Rohingya, e ha detto che la segregazione tra buddisti e musulmani deve continuare con il sostegno delle forze di sicurezza, anche se questa politica non può risolvere la questione nel lungo periodo. Le Nazioni Unite hanno definito i Rohingya una delle minoranze più oppresse del mondo.