Obama sulla Siria e le armi chimiche
Qualcuno le ha usate, ha detto, ma gli Stati Uniti non sanno con certezza chi, quando e come: quindi meglio indagare e non avere fretta, dice
Nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che gli Stati Uniti hanno le prove dell’uso di armi chimiche in Siria, ma non sanno ancora dire con certezza chi le ha usate, né quando e come.
“In questo momento non sappiamo con certezza che cosa è successo. Dato che si tratta di decisioni che riguardano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e potenziali nuove azioni da intraprendere, devo essere certo di avere i fatti. Questo è quello che gli americani si aspettano. Se arriviamo a giudizi affrettati senza prove certe, rischiamo di trovarci nella posizione di non poter mobilitare la comunità internazionale e ottenere il sostegno che cerchiamo. Dovessimo agire senza avere fatti certi, riceveremmo obiezioni anche da chi nella regione è più vicino alle posizioni dell’opposizione”
Obama ha poi detto che qualora l’uso di armi chimiche da parte del regime venisse accertato, questo sarebbe considerato dall’amministrazione come “un’escalation” dell’attuale situazione: a fronte di questa evoluzione, ha proseguito Obama, sarebbe quindi necessaria una nuova valutazione dello scenario. Gli Stati Uniti, ha concluso il presidente, hanno a disposizione tutta una serie di strumenti e opzioni – delineati dal Pentagono, dal ministero della Difesa e dal Dipartimento di Stato – che possono essere attivati secondo la situazione.
La questione dell’uso di armi chimiche in Siria è molto attuale. Giovedì 25 aprile l’amministrazione statunitense di Barack Obama ha mandato una lettera al Congresso sulla questione. Nella lettera, che è stata inizialmente visionata dal New York Times, si sostiene che le agenzie nazionali di intelligence hanno confermato con “un certo grado di sicurezza” che il governo siriano di Bashar al Assad avrebbe usato il gas nervino sarin, in maniera ridotta e circoscritta, negli scontri con i ribelli. La lettera è stata seguita da una dichiarazione del segretario della Difesa, Chuck Hagel, che ne ribadiva il contenuto.
Da diversi mesi, infatti, il presidente Barack Obama sostiene che l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad rappresenta una “linea rossa”: superata quella, gli Stati Uniti sarebbero pronti a intervenire in Siria militarmente. Obama ha sempre mantenuto un atteggiamento prudente anche di fronte alle nuove valutazioni dell’intelligence. Nella lettera si legge: «Considerati gli interessi coinvolti, e quello che abbiamo imparato dalle nostre recenti esperienze, le valutazioni dell’intelligence non sono sufficienti da sole». Il riferimento è al fallimento dell’intelligence americana nel valutare la presenza di armi di distruzione di massa nell’Iraq di Saddam Hussein, che causò moltissime critiche all’allora amministrazione di George W. Bush.
I fatti a cui si riferiscono le valutazioni delle intelligence britannica e americana sarebbero due. Il primo è relativo agli scontri tra esercito siriano e ribelli del 23 dicembre 2012 a Homs. Il secondo è relativo agli scontri del 19 marzo scorso ad Aleppo, che causarono la morte di 26 persone: in quell’occasione un fotografo dell’agenzia Reuters disse di avere visto molte persone negli ospedali di Aleppo con gravi difficoltà respiratorie e di avere sentito un forte odore di cloro, che poteva significare l’uso di questo tipo di armi. La lettera dell’amministrazione Obama riporta valutazioni simili: decine di persone sarebbero arrivate negli ospedali delle due città con sintomi tipici di chi è stato sottoposto ad agenti chimici, tra cui difficoltà respiratorie, convulsioni e dilatazione delle pupille.
foto: SAUL LOEB/AFP/Getty Images