Assad ha usato armi chimiche, forse
Lo dicono gli Stati Uniti sugli attacchi del regime siriano: Obama ha detto che questo cambierebbe tutto, ma per ora vuole andarci piano
Giovedì 25 aprile l’amministrazione statunitense di Barack Obama ha mandato una lettera al Congresso relativa all’uso di armi chimiche in Siria, questione di cui si sta parlando molto negli ultimi mesi e affrontata in diverse occasioni anche alle Nazioni Unite: nella lettera, che è stata inizialmente visionata dal New York Times, si sostiene che le agenzie nazionali di intelligence hanno confermato con “un certo grado di sicurezza” che il governo siriano di Bashar al Assad avrebbe usato il gas nervino sarin, in maniera ridotta e circoscritta, negli scontri con i ribelli. La lettera è stata seguita da una dichiarazione del segretario della Difesa, Chuck Hagel, che ne ribadiva il contenuto, aggiungendo che la questione delle armi chimiche siriane gli era stata sottoposta con insistenza anche dagli alleati mediorientali degli Stati Uniti durante il viaggio che Hagel aveva compiuto una settimana prima.
La questione dell’uso di armi chimiche è fondamentale per le sorti del conflitto in Siria. Da diversi mesi, infatti, il presidente Barack Obama sostiene che l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad rappresenta una “linea rossa”: superata quella, gli Stati Uniti sarebbero pronti a intervenire in Siria militarmente. Obama ha mantenuto un atteggiamento prudente anche di fronte alle nuove valutazioni dell’intelligence. Nella lettera si legge: «Considerati gli interessi coinvolti, e quello che abbiamo imparato dalle nostre recenti esperienze, le valutazioni dell’intelligence non sono sufficienti da sole». Il riferimento è al fallimento dell’intelligence americana nel valutare la presenza di armi di distruzione di massa nell’Iraq di Saddam Hussein, che causò moltissime critiche all’allora amministrazione di George W. Bush.
Si legge sempre nella lettera: «Questa valutazione si basa in parte su campioni fisiologici.. [Ma] l’origine e i successivi possessori delle armi non sono chiari, quindi non possiamo confermare come si è verificata l’esposizione a queste sostanze e sotto quali condizioni». In sostanza, ci sarebbero le prove di un’esposizione al gas nervino sarin ma non sarebbe possibile risalire a un evento o uno scontro specifico. Secondo molti analisti, il punto di Obama è che nessuna decisione di intervento militare sarà presa solo sulla base delle ultime informazioni ricevute dall’intelligence.
Secondo il New York Times, il tempismo della lettera dell’amministrazione al Congresso dimostra le pressioni che gli Stati Uniti stanno ricevendo dagli alleati sulla questione siriana. Il Regno Unito aveva già sostenuto pochi giorni fa di avere prove “limitate ma persuasive” dell’uso di armi chimiche in Siria. Due giorni dopo anche l’intelligence israeliana aveva dichiarato di sapere per certo che in Siria si era fatto un uso ripetuto di armi chimiche contro i ribelli.
I fatti a cui si riferiscono le valutazioni delle intelligence britannica e americana sarebbero due. Il primo è relativo agli scontri tra esercito siriano e ribelli del 23 dicembre 2012 a Homs. Il secondo è relativo agli scontri del 19 marzo scorso ad Aleppo, che causarono la morte di 26 persone: in quell’occasione un fotografo dell’agenzia Reuters disse di avere visto molte persone negli ospedali di Aleppo con gravi difficoltà respiratorie e di avere sentito un forte odore di cloro, che poteva significare l’uso di questo tipo di armi. La lettera dell’amministrazione Obama riporta valutazioni simili: decine di persone sarebbero arrivate negli ospedali delle due città con sintomi tipici di chi è stato sottoposto ad agenti chimici, tra cui difficoltà respiratorie, convulsioni e dilatazione delle pupille.
foto: Homs. (SARKIS KASSARJIAN/AFP/Getty Images)