Fotografie dal Sichuan
Tra macerie, grandi campi di accoglienza e la ricerca dei dispersi, dopo il terremoto di sabato in Cina: i morti intanto sono almeno 186
Oltre 8mila soldati e 1.400 operatori della protezione civile sono intervenuti nella provincia cinese del Sichuan, per dare soccorso alle migliaia di persone rimaste coinvolte nel terremoto di magnitudo 7 di sabato 20 aprile, che ha causato la morte di almeno 186 persone e il ferimento di 12mila persone, con almeno un migliaio in gravi condizioni. Le zone maggiormente interessate dalla forte scossa, che ha causato crolli e considerevoli danni nei villaggi, sono state quelle nei pressi di Ya’an, città-prefettura che conta 1,5 milioni di abitanti.
Oltre alle migliaia di soldati e di operatori della protezione civile, sul luogo sono attivi centinaia di medici e squadre di ricerca specializzate, che stanno cercando possibili dispersi ancora in vita e rimasti intrappolati sotto le macerie. Il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha raggiunto le aree interessate dal terremoto per fare un sopralluogo e valutare l’entità dei danni causati dalla forte scossa, e da quelle successive di minore entità. Sono stati allestiti campi temporanei di accoglienza per le migliaia di persone che hanno perso la casa, o le cui abitazioni sono ritenute non più abitabili per motivi di sicurezza.
Il problema per i soccorsi è dato dalle numerose interruzioni delle strade, dove si sono verificati crolli e frane, che impediscono di raggiungere tutti i centri abitati. Sono inoltre segnalati pericoli per eventuali nuovi crolli di edifici, pericolanti perché lesionati dal terremoto.