Per oggi niente Presidente
La candidatura Marini è stata affondata da estesi dissensi, ora si aspetta il quarto scrutinio: ma il PD è molto nei guai
Entrambe le votazioni tenute oggi in Parlamento per scegliere il nuovo presidente della Repubblica non hanno ottenuto un vincitore.
Per eleggere il presidente serviva una maggioranza di due terzi degli elettori, che sono in tutto 1007: al primo scrutinio Franco Marini era il candidato che godeva dell’appoggio ufficiale di PD, PdL, Lega Nord e Scelta Civica, valido in partenza 726 voti rispetto a un quorum di 672: ne ha ottenuti appena 521, pochi più della metà dei voti totali dell’assemblea. Questo ha ratificato il grande dissenso che la scelta di Marini aveva incontrato soprattutto all’interno del Partito Democratico, e messo ulteriormente in discussione la leadership di Pier Luigi Bersani e il progetto di ulteriori intese con il PdL. Stefano Rodotà, sostenuto da M5S e SEL, ha ottenuto 240 voti.
Al secondo scrutinio sia il PD che il PdL hanno deciso di votare scheda bianca, dicendo di volersi prendere del tempo per discutere meglio della situazione. Sinistra Ecologia Libertà e Movimento 5 Stelle hanno continuato a votare Stefano Rodotà che però ha ottenuto 230 voti, 10 in meno del primo scrutinio, nonostante – senza indicazioni ufficiali – i grandi elettori degli altri partiti avessero stavolta le “mani libere”. Ha ottenuto 90 voti Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, più che raddoppiando i 41 voti che aveva ottenuto al primo turno, quando era stato sostenuto soprattutto dai renziani. Molti altri voti sono andati dispersi: D’Alema 38, Marini 15, A. Mussolini 15, Prodi 13, Bonino 10, De Caprio 9, Sibilia 7, Bindi 6, Severino 5, Berlusconi 4, Bersani 4, Finocchiaro 4, Napolitano 4, R. Merlo 3, Castagnetti 2, Cucuzza 2, Forlani 2, Grasso 2, Maniscalco 2, Palmieri 2, Sabelli Fioretti 2, Santanché 2, Versace 2.
Domani sono previsti altri due scrutini. Al primo, che si terrà in mattinata, il quorum continuerà a essere di due terzi. Se non si dovesse arrivare a nulla, dal quarto scrutinio in poi basterà avere la maggioranza assoluta dei voti. Ancora una volta il pallino è in mano al PD e mentre il secondo scrutinio era in corso, Pier Luigi Bersani ha diffuso alla stampa questa dichiarazione:
«Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori»
Una dichiarazione non molto chiara – la stessa candidatura di Marini era stata proposta dal PD e scelta “con metodo democratico” dai grandi elettori, e non è naufragata per il mancato sostegno da parte del centrodestra bensì per quello da parte del centrosinistra (basti pensare che nessuno dei partiti in coalizione col PD, da SEL ai Socialisti a Centro Democratico, ha votato per Marini) – ma che sembra significare da parte del PD l’abbandono della ricerca delle cosiddette “larghe intese”, e la proposta di una candidatura a prescindere dal sostegno che possa ottenere nel centrodestra.
Ma di certo i grandi elettori del PD si riuniranno di nuovo venerdì mattina al teatro Capranica di Roma, convocati da Bersani, per costruire una nuova scelta, forse stavolta più condivisa. Per questo, c’è l’ipotesi che venga chiesto uno slittamento delle votazioni e che la famigerata quarta con maggioranza semplice possa essere rinviata a sabato.
foto: LaPresse