Le ultime sulle bombe a Boston
In una conferenza stampa le autorità hanno confermato 3 morti e oltre 170 feriti per le esplosioni, le indagini sono ancora all'inizio e ci sono pochi dettagli
La giornata dopo le due esplosioni alla maratona di Boston è trascorsa senza particolari grandi sviluppi. In una conferenza stampa l’FBI e le autorità locali hanno spiegato di essere ancora in una prima fase delle indagini, e di non potere rivelare particolari e dettagli sui progressi fino a ora raggiunti per identificare l’autore, o gli autori, dell’attacco. È stato chiarito che per organizzare gli attentati sono state utilizzate solamente due bombe, mentre gli altri pacchi sospetti identificati nelle ore seguenti alle esplosioni si sono rivelati privi di esplosivo. Negli ospedali di Boston sono ricoverate circa 170 persone, alcune delle quali rimaste gravemente ferite in seguito alle esplosioni. Tre persone sono morte, tra queste un bambino di otto anni.
Barack Obama ha tenuto una brevissima conferenza stampa alla Casa Bianca, a Washington, spiegando che chi ha organizzato e commesso gli attacchi sarà consegnato alla giustizia. Ha però ammesso che non sono ancora chiari molti aspetti e che sarà necessario tempo, anche perché fino a ora non sono state diffuse rivendicazioni.
Seguono gli aggiornamenti della giornata e un punto su quanto accaduto fino a ora a Boston.
18:26 – Secondo un agente consultato da CBS News, uno dei due ordigni sarebbe stato collocato in una pentola a pressione, nascosta poi dentro un sacco di plastica nero od uno zaino, e lasciato poi tra gli spettatori della maratona.
17:50 – Anche il controllo straordinario dei bagagli sulla pista dell’aeroporto Logan di Boston è terminato: non sono stati trovati materiali sospetti. I passeggeri erano già stati regolarmente sbarcati e l’operazione non ha avuto un impatto sugli orari degli altri voli.
17:35 – Nel corso di una conferenza stampa, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha spiegato che l’FBI indaga un “atto di terrorismo, come tutte le volte in cui sono utilizzate bombe per causare danni e vittime”. Obama ha spiegato che non si sa ancora se sia stato un atto di un singolo o di un gruppo di persone, organizzate in qualche modo. Il presidente ha spiegato che “il popolo americano rifiuta di farsi terrorizzare” e ha ringraziato chi si è dato da fare, personale di sicurezza, soccorritori e volontari nell’aiutare le persone rimaste ferite a causa delle esplosioni a Boston. Obama ha concluso ricordando che ci saranno altre conferenze stampa nelle prossime ore e nei prossimi giorni per aggiornamenti sulla vicenda. Al momento, quindi, le informazioni sono ancora scarse su chi abbia condotto gli attacchi.
17:21 – L’allarme al terminal centrale del La Guardia di New York è rientrato, e i passeggeri stanno lentamente tornando all’interno dell’aeroporto.
17:01 – Per motivi di sicurezza l’aereo US Airways 1716 è stato fermato sulla pista dell’aeroporto Logan di Boston dopo l’arrivo, probabilmente per una verifica su un bagaglio sospetto. Il terminal centrale del Fiorello la Guardia, a New York, è stato invece evacuato per un pacco sospetto. In queste ore l’attenzione delle autorità negli Stati Uniti è, comprensibilmente, molto alta.
Picture from friend at #LaGuardia Central Terminal evacuation twitter.com/WahWhoWah/stat…
— Miles (@WahWhoWah) 16 aprile 2013
16:30 – In un’altra conferenza stampa, il personale medico del Massachusetts General Hospital ha dato alcuni aggiornamenti sui feriti trattati nella struttura ospedaliera. Ha spiegato che ci sono 8 persone in condizioni gravi. Diversi pazienti hanno subito amputazioni per le gravi ferite riportate in seguito alle esplosioni, soprattutto agli arti inferiori. In tutto sono state eseguite quattro amputazioni su altrettanti pazienti, e ci sono altre due persone ancora a rischio.
Aggiornamento delle 15:55
Nel corso di una conferenza stampa organizzata a Boston alle 9:30 del mattino (le 15:30 in Italia) di martedì 16 aprile, il governatore del Massachussetts, Deval Patrick, ha chiarito che le esplosioni sono state causate da due sole bombe, gli altri pacchi sospetti trovati non contenevano esplosivo. Ha confermato che negli attacchi sono morte tre persone e la polizia ha comunicato che ci sono circa 170 feriti, 16 in condizioni critiche. Il sindaco Thomas Menino, leggendario e in carica da oltre 20 anni, ha ringraziato i soccorritori e i volontari che si sono dati da fare per aiutare le persone ferite a causa delle due esplosioni. Ha chiesto alla comunità di Boston e alle autorità di continuare a collaborare per scoprire l’autore o gli autori degli attacchi.
Durante la conferenza stampa, Rick Deslauriers, agente speciale al comando per l’FBI, ha spiegato che il compito del Bureau è semplice: consegnare alla giustizia chi ha realizzato gli attacchi. Ha chiarito che non ci sono nuove minacce e che le indagini stanno proseguendo. Potrebbe essere necessario un po’ di tempo prima di arrivare a una soluzione. Dettagli delle indagini non possono essere ancora diffusi per non compromettere i progressi fino a ora raggiunti. Deslauriers ha anche invitato la cittadinanza a contattare l’FBI per dare informazioni e dettagli su quanto accaduto ieri, alle domande dei giornalisti sulla possibile detenzione di alcuni sospetti ha risposto con no comment.
La polizia ha confermato che una dozzina di isolati, intorno all’area in cui sono avvenute le due esplosioni, saranno posti sotto stretta sorveglianza ancora per qualche giorno. Il capo della polizia ha rinnovato l’invito alla popolazione di mettersi in contatto con le autorità se hanno notato cose, se hanno registrato video o scattato fotografie nella zona degli attacchi.
Lunedì 15 aprile due esplosioni alla maratona di Boston, negli Stati Uniti, hanno ucciso tre persone e ne hanno ferite almeno altre 140. Le autorità locali e quelle federali sono al lavoro per capire chi abbia organizzato gli attacchi, che probabilmente avrebbero dovuto portare all’esplosione di altri dispositivi lungo il percorso dell’evento sportivo. A distanza di quasi 12 ore molte notizie continuano a essere poco chiare e circolano versioni contraddittorie, con dichiarazioni non ufficiali e informazioni ancora in attesa di conferme.
Gli attacchi
Due bombe sono esplose a circa 12 secondi di distanza l’una dall’altra nei pressi del traguardo della maratona di Boston, che era stato collocato lungo Boylston Street, storica via della città a ovest del centro. Le due bombe erano collocate a circa 170 metri di distanza e sono esplose alle 14:50 locali, le 20:50 in Italia. La prima era stata probabilmente collocata in un cestino per i rifiuti. I vincitori della maratona avevano già tagliato il traguardo almeno da un paio di ore, ma c’erano ancora diverse ondate dell’ultimo terzo di corridori attesi alla linea del traguardo.
grafica: Boston Globe
Le esplosioni si sono verificate lungo i marciapiedi, transennati per consentire al pubblico di assistere all’arrivo degli atleti. Sul posto c’erano decine di telecamere e di fotografi per realizzare immagini della maratona. Le esplosioni sono state quindi trasmesse in diretta televisiva e diverse persone hanno realizzato video e scattato fotografie dei momenti immediatamente successivi con i loro cellulari. L’onda d’urto delle bombe ha distrutto le vetrine di alcuni negozi nella zona e ha ferito decine di persone che si trovavano in prossimità dei due ordigni. Nella zona erano di servizio poliziotti e operatori sanitari per la sicurezza della maratona, che si sono dati subito da fare, insieme con gli atleti, soccorrere ai feriti.
Morti e feriti
Stando alle informazioni finora disponibili, tre persone sono morte poco dopo le esplosioni. Una di queste era un ragazzino di otto anni. Nei minuti successivi alle bombe decine di persone sono state trasportate negli ospedali di Boston con gravi ferite. Le autorità locali non hanno diffuso nelle prime ore una stima ufficiale sui feriti, ma stando ai calcoli di diversi giornali locali, sulla base delle informazioni date dagli ospedali, le esplosioni avrebbero causato il ferimento di circa 140 persone. Almeno 15 di queste sono in condizioni critiche. I più gravi hanno subito amputazioni a causa di ferite molto estese agli arti. Tra i ricoverati ci sono diversi bambini tra i due e i 12 anni.
Le bombe
Le informazioni sugli ordigni che hanno causato le esplosioni continuano a essere poco chiare, anche perché si stanno ancora conducendo indagini per studiarne le caratteristiche e ricondurle quindi a possibili autori. Le bombe erano alquanto rudimentali, costituite da una parte in grado di esplodere e forse da un’altra contenente palline di metallo (o materiale simile), che si sono trasformate in proiettili durante la propagazione dell’onda d’urto, rendendola molto più pericolosa. È bene comunque ricordare che diversi medici, che hanno trattato i feriti delle esplosioni, non escludono che molte ferite siano state causate da detriti, proiettati ad alta velocità dall’onda d’urto, e non da palline di ferro o altri materiali contenuti negli ordigni.
Nei minuti successivi alle due esplosioni le forze dell’ordine hanno trovato molti altri pacchi sospetti lungo il percorso della maratona: proprio la loro presenza ha reso fino a ora difficile il calcolo esatto del numero di ordigni collocati nella zona. Gli artificieri hanno fatto brillare uno dei pacchi sospetti trovato sempre su Boylston Street. Giornali e televisioni nelle ore successive hanno dato stime contraddittorie sul numero di ordigni non esplosi trovati, parlando ora di due, tre o cinque bombe. Il Wall Street Journal ha spiegato che la polizia dubita che gli altri pacchi sospetti trovati e fatti brillare potessero contenere effettivamente esplosivo. Alcune fonti di polizia dicono che c’erano altri ordigni oltre ai due esplosi, mentre altre sembrano escludere che ve ne fossero. Durante una conferenza stampa martedì 16 aprile, il governatore Deval Patrick e il responsabile in comando dell’FBI hanno chiarito che gli ordini esplosi sono stati solamente due, e che gli altri pacchetti sospetti fatti brillare o disinnescati non contenevano esplosivo (vedi aggiornamento in testa all’articolo).
Che cosa ha detto Barack Obama
A circa tre ore di distanza dagli attacchi, e dopo avere ricevuto aggiornamenti e dettagli dall’FBI e dalle autorità al lavoro a Boston, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un breve discorso alla nazione dalla Casa Bianca, a Washington. Ha evitato di usare la parola “terrorismo” ed è stato molto cauto, ricordando che “non abbiamo ancora risposte, non sappiamo chi lo ha fatto e perché”. Obama ha detto che “andremo fino in fondo” per scoprire chi abbia organizzato gli attacchi e per consegnarlo alla giustizia. Il presidente non ha fatto ipotesi di alcun tipo, non ha risposto alle domande dei giornalisti e li ha invitati ad attendere gli aggiornamenti da parte delle autorità sulla vicenda. Martedì 16 aprile, Obama ha diffuso un ordine che impone a tutti gli edifici pubblici statunitensi di mantenere le bandiere a mezz’asta fino al 20 aprile in segno di lutto.
A che punto sono le indagini
Le indagini sulle esplosioni a Boston sono condotte dal Federal Bureau of Investigation (FBI), avvalendosi della collaborazione della Central Intelligence Agency (CIA) e del National Counterterrorism Center. L’FBI ha confermato di trattare il caso come un “atto di terrorismo”, ma è bene ricordare che negli Stati Uniti non c’è una definizione univoca di “terrorismo”. Per l’FBI, per esempio, rientra nella categoria l’”uso illegale della forza e della violenza contro persone o proprietà per intimidire o coartare un governo, la popolazione civile, o una qualsiasi parte di essa, a sostegno di obiettivi politici o sociali”.
La polizia di Boston ha confermato nel corso di una conferenza stampa che per ora non ci sono persone sospette nello stato di fermo. Diversi testimoni e persone che si trovavano nella zona delle esplosioni sono state ascoltate dagli agenti. Gli attacchi non sono stati rivendicati e circolano quindi molte ipotesi, tutte da confermare, dall’azione di un singolo individuo a quella di un gruppo organizzato, forse legato a movimenti radicali e antigovernativi.
In passato in questo periodo dell’anno, che tra le altre cose coincide con la scadenza per il pagamento delle imposte, si erano già verificati attacchi esplosivi. Il 19 aprile del 1995, l’attacco contro l’edificio federale Aldred P. Murrah nel centro di Oklahoma City causò la morte di 168 persone e il ferimento di almeno 800, diventando il più sanguinoso attentato negli Stati Uniti prima dell’11 settembre 2011. Fonti di intelligence e autorità locali hanno confermato che nei giorni scorsi non erano state rilevate particolari minacce, o pericoli per la sicurezza, per l’evento sportivo che si stava organizzando a Boston.
In città martedì sarà un normale giorno lavorativo, ma sono previste misure di sicurezza eccezionali, con la presenza per le strade del massimo numero possibile di pattuglie di polizia e di soldati della Guardia Nazionale. Particolare attenzione sarà dedicata al sistema dei trasporti metropolitano, con maggiori controlli soprattutto di pacchi e altri oggetti sospetti.
La maratona di Boston
È la più antica tra le maratone annuali che si svolgono nel mondo e fu organizzata per la prima volta nel 1897. Inizialmente era una manifestazione sportiva prettamente locale, poi nel corso del tempo ha visto la partecipazione di un crescente numero di atleti da varie parti degli Stati Uniti e successivamente del mondo. Ogni anno vi partecipano circa 20mila persone, molte provenienti dall’estero, cosa che ha reso la maratona un evento di rilievo internazionale.
L’edizione di quest’anno, che era dedicata ai sopravvissuti della strage nella scuola di Newtown, era stata vinta dall’etiope Lelisa Desisa Benti tra gli uomini e dalla keniana Rita Jeptoo tra le donne. La gara era iniziata a Hopkinton ed era terminata a Boston. Il 15 aprile nel Massachusetts era il “Patriots’ Day”, giorno di festa per ricordare la battaglia di Lexington del 1775, una delle prime battaglie della guerra di indipendenza americana, che avrebbe portato al riconoscimento degli Stati Uniti da parte del Regno Unito. Decine di migliaia di persone avevano quindi approfittato del giorno di vacanza per recarsi lungo il percorso della maratona a osservare il passaggio degli atleti.