Cosa succede nella Lega
Espulsioni, risse, sanzioni, contestazioni a Maroni: sarebbe la storia politica del momento, se non fossimo presi da cose più importanti
La politica italiana è concentrata su altro, soprattutto sull’elezione del presidente della Repubblica, sulla formazione di un governo e sulla situazione interna al Partito Democratico, ma c’è un’altra storia che da giorni agita un importante partito italiano, e di cui si è parlato meno: la Lega Nord. È una storia che comincia da lontano, dalla rivalità tra cosiddetti “bossiani” e cosiddetti “maroniani” che va avanti da anni, che ha avuto un’accelerazione lo scorso anno con le inchieste sulla Lega e le dimissioni di Bossi, e che è tornata di grande attualità.
Il 7 aprile scorso, durante il tradizionale raduno a Pontida, il segretario della Lega Nord Roberto Maroni è stato criticato da un gruppo di militanti per non aver mantenuto la promessa di dimettersi dalla segreteria del partito, dopo essere stato eletto presidente della regione Lombardia alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Come si vede in un video che è girato molto online, i sostenitori di Roberto Maroni e i sostenitori di Umberto Bossi – che si è dimesso da segretario il 5 aprile 2012 – si sono scontrati verbalmente ed è dovuto intervenire il servizio d’ordine della manifestazione per riportare la calma.
La posizione di Maroni
Maroni aveva effettivamente promesso di dimettersi da segretario se eletto in regione e nella riunione del consiglio federale dell’11 marzo 2013, alla presenza di Umberto Bossi, ha rimesso il proprio mandato. Il consiglio (qui l’elenco dei suoi membri) ha respinto però all’unanimità le sue dimissioni, spiegando in un comunicato che dato “il momento di incertezza politica nazionale” e vista “la necessità di assicurare stabilità e unità al movimento e l’obiettivo di dare rapida attuazione al progetto della macro regione del nord” la soluzione migliore fosse andare avanti con Roberto Maroni segretario.
I commissariamenti nelle segreterie
Maroni rimarrà quindi segretario del partito fino al termine del suo mandato, nel 2015. Alcuni esponenti del partito però – soprattutto in Piemonte e Veneto, dove la Lega ha perso più voti e dove i militanti hanno contestato di più il rinnovo dell’alleanza con il PdL – si sono dimessi, criticando la decisione. Queste tensioni si sono ripercosse in particolare nelle segreterie locali, dove i consigli hanno sfiduciato diversi segretari cittadini: l’ultimo a dimettersi per questo motivo è stato Giorgio Granello, segretario del partito a Treviso, che si aggiunge alle segreterie commissariate di Venezia e Vicenza. A Castellanza (in provincia di Varese), Giancarlo Lovisolo si è invece dimesso dopo aver contestato alcune scelte fatte da Maroni nella gestione delle liste regionali.
Le espulsioni in Veneto
Il consiglio della Lega del Veneto – presieduto da Flavio Tosi, segretario della Liga veneta e sindaco di Verona – il 13 aprile ha chiesto l’espulsione di 35 membri del partito, generalmente “bossiani”, per aver contestato la linea del partito. Tosi è uscito scortato dalla polizia, tra gli insulti. Ci sono stati anche alcuni scontri tra compagni di partito: Paolo Pizzolato, ex segretario a Venezia, ha preso un pugno in faccia da Matteo Bragantini, vice capogruppo della Lega alla Camera. Le richieste di espulsione saranno giudicate – a seconda dell’anzianità di militanza – dal consiglio federale, dal comitato disciplinare di garanzia (composto da Maroni, Bossi e Calderoli) o direttamente da Umberto Bossi, che è presidente onorario del partito.
Le espulsioni in Lombardia
Il 10 aprile il consiglio nazionale della Lega in Lombardia, presieduto da Matteo Salvini, ha chiesto l’espulsione di Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera ritenuto molto vicino a Bossi, e di altri cinque militanti. In questo caso è stato già deciso che la decisione finale verrà presa dal comitato disciplinare di garanzia. Oltre a essere ritenuti indirettamente responsabili delle contestazioni che ci sono state a Pontida, questi militanti lombardi sono stati accusati di aver dichiarato, prima delle elezioni, che avrebbero votato per altri partiti, in segno di protesta contro la linea di Maroni.
Le prime sanzioni
Lunedì 15 aprile sono arrivate le prime sanzioni definitive, che però hanno riguardato casi precedenti alle richieste di espulsione fatte dai consigli di Lombardia e Veneto. Il “comitato di disciplina e garanzia”, integrato dai segretari nazionali della Lega in Lombardia, Veneto, Piemonte, Marche e Toscana, ha respinto dodici richieste di espulsione sulle diciassette presentate dalle segreterie nazionali, accogliendone quindi soltanto cinque, tutte per motivi disciplinari: due in Veneto, due nelle Marche e una in Lombardia. Il più noto tra gli espulsi, riporta oggi il Corriere della Sera, è Santino Bozza, consigliere regionale veneto, per motivi disciplinari: aveva presentato ai magistrati un esposto sulle spese del gruppo regionale e aveva dichiarato, pochi giorni prima delle elezioni politiche, che avrebbe votato per il PD o per il PdL.
Foto: Simone Spada/LaPresse