Il referendum sull’ILVA di Taranto non ha raggiunto il quorum
Hanno votato il 19,5 per cento degli aventi diritto, bisognava arrivare alla metà più uno
Aggiornamento. Il referendum consultivo sulla chiusura dell’ILVA non ha raggiunto il quorum: hanno votato 32mila persone, il 19,5 per cento degli aventi diritto. Nel quartiere Tamburi, quello più vicino allo stabilimento, l’affluenza è stata più bassa che nel resto della città.
***
Dalle 8 di oggi – 14 aprile – fino alle 22 si svolge a Taranto il referendum consultivo comunale su due quesiti che riguardano la chiusura parziale e totale dello stabilimento siderurgico dell’ILVA di Taranto. L’elettore può anche decidere di votare soltanto per uno dei due quesiti, che sono:
Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute nonché la salute dei lavoratori contro l’inquinamento, proporre la chiusura dell’ILVA?
e
Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute e quella dei lavoratori, proporre la chiusura dell’area a caldo dell’ILVA, maggiore fonte di inquinamento, con conseguente smantellamento dei parchi minerali?
Il referendum
La data dello svolgimento del referendum è stata decisa il 18 gennaio 2013 da parte del Comitato dei garanti, dopo una lunga serie di ricorsi giudiziari al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) e al Consiglio di Stato da parte del comitato promotore. Il referendum avrà valore soltanto se si supererà il 50 per cento più uno degli iscritti alle liste elettorali, che sono 173.061: dunque il quorom sarà raggiunto se voteranno in 86.531. Si vota in 82 sezioni e la spesa prevista dall’amministrazione per lo svolgimento è di 400 mila euro. Il referendum è comunque solo consultivo e non vincolerà il Comune nella linea da portare avanti nei confronti dell’azienda. Sembra però, osservando i primi dati ufficiali relativi all’affluenza, che il quorum molto probabilmente non sarà raggiunto: alle 12 aveva votato il 4,4 per cento, circa 4.300 elettori.
La posizione del comitato promotore
Il comitato promotore del referendum – rappresentato dall’associazione ambientalista Taranto Futura e altre associazioni riunite nella sigla Altamarea (Peacelink, Fondo Antidiossna, AIL, tra le altre) – hanno presentato i due quesiti nel 2007 e da mesi manifestano contro la legge 231 del 20 dicembre 2012, la cosiddetta “salva-ILVA”, approvata dal governo Monti per evitare il blocco dell’attività dello stabilimento. Il 9 aprile scorso la Corte Costituzionale ha respinto inoltre due ricorsi presentati dal Gip e dai magistrati del Tribunale di Taranto, stabilendo la legittimità costituzionale del provvedimento, specificando che le norme in questione «non hanno alcuna incidenza sull’accertamento delle responsabilità nell’ambito del procedimento penale in corso davanti all’autorità giudiziaria di Taranto».
Cosa ne pensano i partiti e i sindacati
Questa mattina ha votato anche il sindaco Ippazio Stefàno, che guida una giunta di centrosinistra, anche se non ha detto come. I partiti politici non hanno dato indicazioni di voto, tranne SEL che ha indicato di votare “no” al primo quesito e “sì” al secondo, appoggiando quindi l’ipotesi della chiusura dei parchi minerali, cioè l’area a caldo dello stabilimento siderurgico.
Si sono dichiarati contrari al referendum sia Confindustria che alcuni sindacati: secondo i rappresentanti della CGIL di Taranto “è sbagliato proporre ai cittadini tramite referendum, ancorché consultivo, un pronunciamento su temi importanti legati a diritti fondamentali di rilievo costituzionale come la salute e il lavoro, specie se si è consapevoli che l’Amministrazione Comunale non ha poteri per agire in maniera diretta”. La CISL e la FIM CISL, che rappresentano la maggior parte dei lavoratori dell’ILVA e dell’indotto, hanno criticato il fatto che soltanto i lavoratori residenti a Taranto potranno partecipare al referendum. La UIL ha suggerito invece l’astensione.
Foto: LaPresse