Fabrizio Barca a Otto e mezzo
Il ministro ha detto di essersi iscritto al PD e ha raccontato i suoi progetti (video)
Fabrizio Barca, ministro uscente per la Coesione territoriale, è stato ieri ospite su La7 a Otto e mezzo, dove ha raccontato di essersi appena iscritto al Partito Democratico e descritto parte dei contenuti del “manifesto” che intende presentare nei prossimi giorni. Barca è stato descritto più volte dalla stampa come aspirante alla segreteria del Partito Democratico, che farà un congresso quest’anno, e lui ha confermato domenica a Lucia Annunziata di ambire a entrare nel suo gruppo dirigente. Giovanni Cocconi su Europa ha raccontato cosa c’è nel documento di Barca.
I suoi giurano che è solo una coincidenza. Però fa pensare che nei giorni in cui Fabrizio Barca invia il suo documento su “Un partito nuovo per un buon governo” a Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, il leader di Sel chieda l’adesione al partito socialista europeo, come accadrà domani all’assemblea nazionale. Un primo passo verso quella fusione con il Pd che molti attribuiscono al disegno di Barca e che un dirigente come Matteo Orfini auspica esplicitamente. In effetti c’è molta “sinistra” nella Memoria di 48 pagine (di cui Europa può anticipare alcuni estratti) che il ministro per la coesione territoriale mette in queste ore a disposizione del partito cui si è iscritto solo ieri. Per carità, nessuna voglia di rifare il Pci, del quale il padre Luciano è stato un dirigente storico. Però sta a Barca ora sciogliere quel grumo di indecifrabilità che circonda il suo progetto e che può giustificare qualche sospetto.
Del Fabrizio Barca possibile segretario del Pd si è detto già molto, così come della potenziale conflittualità con l’altro vero leader in pectore, quel Matteo Renzi che, sconfitto alle primarie, non è mai stato tanto incombente e che rappresenta la vera rottura della continuità Pci-Pds-Ds-Pd. In realtà il sindaco ha sempre escluso l’interesse per la segreteria del partito e il ministro ha sempre negato di volersi candidare a premier. Il che lascia spazio a quella che, per ora, è poco più di un suggestione giornalistica, un ticket Barca-Renzi che preluda a una spartizione dei compiti ma anche a una sorta di equilibrio di pesi e contrappesi tra partito e governo. In realtà la questione è un po’ più complicata e l’eventuale (per ora futuribile) coabitazione un po’ meno agevole. E’ chiaro a tutti che immaginare Renzi a palazzo Chigi e un Barca al Nazareno qualche problema lo comporterebbe, se non altro perché l’idea di Pd a vocazione maggioritaria del sindaco di Firenze prevede che il leader del partito sia automaticamente il candidato a palazzo Chigi e viceversa.