Le foto della prigione più grande di Cuba
Sono le prime da 9 anni, mostrano detenuti che seguono corsi e fanno ginnastica, ma ci sono ragioni per credere che la realtà sia molto diversa
Per la prima volta in nove anni il governo di Cuba ha permesso a diversi media internazionali di visitare la più grande prigione di massima sicurezza dell’isola, Combinado del Este, che si trova a circa 10 chilometri a sud-est di L’Avana, la capitale di Cuba. Secondo alcune associazioni che si occupano della difesa dei diritti umani a Cuba, nella prigione di Combinado del Este sarebbero rinchiusi sia detenuti comuni, condannati per crimini violenti e per spaccio di droga, sia prigionieri politici, oppositori del regime di Raul Castro (e prima di Fidel Castro).
L’ultima visita dei media internazionali era stata organizzata nel 2004, e oggi come allora le fotografie scattate dai giornalisti mostrano i detenuti in ottime condizioni mentre seguono corsi di informatica, decorano le celle, fanno lavori di muratura ed esercizi fisici nel prato del carcere. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, molte associazioni e attivisti avevano denunciato le condizioni critiche di vita dei detenuti di Combinado del Este, tra abusi, privazioni e violenze di vario genere. Le fotografie che arrivano da Combinado del Este vanno prese con cautela: come succede in questi casi, sono state scattate dietro autorizzazione e diffuse previo controllo della direzione del carcere.
Una delle testimonianze sulle condizioni di vita del carcere più efficaci era stata diffusa a metà del marzo 2012, quando alcuni detenuti di Combinado del Este avevano girato di nascosto dei video amatoriali per testimoniare le pessime condizioni di vita in cui erano costretti a vivere. Nonostante il rischio di possibili ritorsioni da parte delle autorità carcerarie, i detenuti erano riusciti a far uscire le registrazioni video dal carcere, e 10 video erano stati pubblicati su un canale youtube associato a un gruppo di dissidenti cubani (DerechosHumanosCuba), che facevano riferimento al blog del giornalista dissidente Dania Virgen Garcia, ed erano stati poi ripresi dalle maggiori testate internazionali. I prigionieri si lamentavano della scarsità di cibo, delle celle fatiscenti e sovraffollate, e delle poche ore concesse di esercizio fisico. La CNN aveva sostenuto che non era possibile verificare l’autenticità dei video.
Tra questi video c’era la testimonianza di un detenuto americano, Douglas Moore, condannato per spaccio di droga. Moore raccontava dei soprusi a cui era sottoposto dalle autorità del carcere, soprattutto per il fatto di essere americano: «Sono stato preso di mira. Non potrei nemmeno contare tutte le volte in cui mi sono stati legati mani e piedi, in cui sono stato picchiato senza pietà, derubato dei miei pochissimi averi dalle guardie carcerarie qui a Combinado del Este».
Un’altra testimonianza diretta dal carcere di Combinado del Este risale a due anni prima: il 17 agosto 2010 un prigioniero comune cubano detenuto nella prigione di Combinado del Este, Reynol Vicente Sanchez, scrisse una lettera a Gerardo Hernandez Nordelo, un cittadino cubano rinchiuso in un carcere americano per essere stato ritenuto dalla giustizia americana una spia del regime di Castro. Nella lettera, pubblicata dal blog cubano “Voices Behind the Bars”, Sanchez criticava molto le lamentele che Nordelo e Castro rivolgevano alle autorità americane, per le presunte condizioni carcerarie molto dure a cui Nordelo sarebbe stato sottoposto. Sanchez qualificava queste lamentele come «un gran cinismo del regime castrista, perché in realtà offensive e denigranti sono le condizioni inumane a cui siamo stati sottoposti noi prigionieri cubani per più di mezzo secolo».
Sanchez raccontava qualcosa in più della sua vita a Combinado del Este: «Il regime costringe i suoi prigionieri alla più scarsa alimentazione a cui può essere sottoposto un detenuto. Questa consiste in 30 grammi di riso, e come “piatto forte” della farina di soia mischiata con circa 15 grammi di carne macinata; tra pranzo e cena viene dato anche un uovo, che in realtà è solo un pezzo di tuorlo con dei residui di guscio», oltre che un piccolo quarto di pollo ogni 15 giorni. Sanchez raccontava che in ogni cella – larga 3 metri, lunga 6 metri, e alta 2 metri – arrivavano a essere stipati anche otto detenuti, che vivevano con la presenza costante di insetti molto grandi, ratti e scarafaggi. Concludeva Sanchez: «Viviamo sotto una dittatura terribile che non vuole lasciare il potere. Non basterebbero chilometri di carta per raccontare nel dettaglio quanto i prigionieri cubani soffrano in questa gigantesca prigione».