La grana delle commissioni, spiegata
Si possono insediare senza che ci sia un governo, come dice il M5S, o sarebbero paralizzate in Parlamento? E quante sono? E a che cosa servono?
Lunedì 8 aprile i capigruppo di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle hanno annunciato, nel corso di una conferenza stampa, che a partire da martedì faranno un’occupazione “simbolica” delle due camere per chiedere l’avvio delle commissioni parlamentari permanenti. Terminate le sedute di oggi alla Camera e al Senato, i parlamentari del M5S resteranno nelle aule e leggeranno a turno la Costituzione, andando avanti fino a mezzanotte. Altre iniziative saranno assunte nei prossimi giorni, con la creazione di “commissioni ombra” in attesa della formazione di quelle ufficiali.
Secondo il M5S, con la scusa che non è stato ancora possibile formare un governo, gli altri partiti – a partire da PD e PdL – non hanno ancora proceduto all’elezione dei membri delle singole commissioni, paralizzando quindi l’attività parlamentare. Il M5S sostiene che le commissioni possano essere elette e possano insediarsi anche in assenza del governo; PD e PdL invece sostengono il contrario dicendo che è necessario prima avere un governo per garantire l’equa rappresentanza delle varie forze politiche in ogni commissione. Questa mattina la conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso a maggioranza di procedere all’insediamento delle commissioni solo dopo l’insediamento di un governo.
Che cosa sono le commissioni
Le commissioni sono organi parlamentari collegiali, cioè sono formate da più persone che insieme prendono decisioni, con il compito di analizzare i disegni di legge. La loro esistenza è prevista dall’articolo 72 della Costituzione che stabilisce che “ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale”.
Ogni commissione è molto importante per il buon funzionamento del Parlamento, perché è di solito specializzata su un ristretto insieme di argomenti, su cui (almeno in teoria) su cui (almeno in teoria) ha maggiori possibilità di analisi e intervento rispetto a tutti i parlamentari raccolti indistintamente in aula. La commissione analizza gli articoli dei disegni di legge, propone e vota modifiche, integrazioni e soluzioni per migliorarli prima del loro passaggio in aula.
Quante sono
Poiché il nostro sistema parlamentare è simmetrico, con due Camere che fanno sostanzialmente le stesse cose, anche le commissioni permanenti hanno funzioni simili. Sono 14 sia alla Camera sia al Senato e vanno da quelle che si occupano degli affari costituzionali all’agricoltura passando per gli affari sociali, il lavoro e la giustizia. Oltre alle 14 commissioni permanenti per ogni ramo del Parlamento, possono essere istituite altre commissioni di tipo straordinario o speciale, per seguire determinate e specifiche tematiche.
Come si costituiscono
Le regole sono simili tra Camera e Senato. Dopo la sua formazione, ogni gruppo parlamentare deve indicare le persone che ha scelto per essere inserite nelle commissioni. I presidenti delle camere utilizzano poi queste proposte per costituire le commissioni, facendo attenzione che in ognuna siano rappresentati i gruppi parlamentari in proporzione alla loro grandezza in aula. Chi fa parte di una commissione non può lavorare anche in un’altra, ma è previsto che due componenti di uno stesso gruppo e in due commissioni diverse possano scambiarsi. Quando sono stati designati i membri, si procede in ogni commissione all’elezione di un presidente, di due vicepresidenti e di due segretari.
Equilibri
I regolamenti delle due camere prevedono che la costituzione delle commissioni avvenga celermente. Quello della Camera dice che i componenti devono essere indicati dai gruppi parlamentari “subito dopo la loro costituzione”, mentre il regolamento del Senato dice esplicitamente “entro cinque giorni”. A oggi i principali gruppi, come quelli del PD e del PdL, non hanno comunicato ancora i nomi che hanno scelto e di conseguenza i presidenti di Camera e Senato non possono procedere alla costituzione delle commissioni.
La linea che nella pratica stanno seguendo i due partiti più grandi in sostanza è: non si procede alla costituzione delle commissioni fino a quando non ci sarà un governo, così da individuare in Parlamento la maggioranza che lo sostiene e muoversi di conseguenza. In questo modo le presidenze delle varie commissioni potranno essere “calibrate” sulla composizione della maggioranza, consentendo a tutti i partiti di essere rappresentati.
Se le commissioni fossero nominate adesso e tra una settimana – per esempio – si arrivasse a un accordo in Parlamento per far nascere un governo, ci troveremmo con commissioni – e presidenze di commissioni – composte e distribuite in modo indipendente da quelle che sono la maggioranza e l’opposizione in Parlamento. La maggioranza potrebbe non avere la maggioranza e la presidenza delle commissioni ordinarie; l’opposizione potrebbe non avere la presidenza delle commissioni di vigilanza sulla RAI e sui servizi segreti, che per prassi le vengono assegnate.
Cosa dice il M5S
Secondo i parlamentari del M5S, la scelta di ritardare la costituzione delle commissioni sta impedendo al Parlamento di funzionare regolarmente, anche in assenza del governo. Per questo motivo chiedono che tutti i gruppi parlamentari indichino i nomi dei deputati e dei senatori che vogliono nelle singole commissioni, primo passo per formare e rendere operativa ogni commissione. Dicono che il Parlamento può funzionare anche senza governo, facendo analizzare alle commissioni i vari disegni di legge che possono essere poi discussi in aula. In questo modo, sostengono, si potrebbero votare provvedimenti come una nuova legge elettorale, la modifica del meccanismo dei rimborsi elettorali e altri provvedimenti.
Chi ha ragione?
Formalmente nella Costituzione e nei regolamenti parlamentari non è scritto che le commissioni debbano essere costituite dopo la formazione del governo e che non si possa fare prima. Come spesso avviene in questi casi, molto è lasciato alla prassi seguita in decenni di storia della repubblica, a ragioni di opportunità politica e di praticità. Votare i presidenti delle commissioni prima della costituzione del nuovo governo potrebbe rivelarsi controproducente, perché potrebbero non essere mantenuti equilibri tra i partiti utili per evitare paralisi o il blocco sistematico di alcuni provvedimenti.
I presidenti di Camera e Senato fino a ora non si sono esposti molto sull’argomento, dicendo di essere comunque al lavoro per garantire il funzionamento del Parlamento. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ritiene sia necessaria una valutazione più approfondita per capire quale sia l’interpretazione più corretta del regolamento. Alcuni partiti oltre al M5S, come Lega Nord e Sinistra Ecologia Libertà chiedono che si proceda alla nomina dei componenti delle commissioni. Anche alcuni esponenti di PD e PdL, a titolo personale, hanno detto di essere favorevoli alla costituzione delle commissioni anche in assenza del governo, considerato che con l’elezione del presidente della Repubblica (si inizia il 18 aprile) i tempi potrebbero allungarsi. Circa 30 parlamentari del PD hanno sottoscritto nei giorni scorsi un appello per ottenere l’avvio dell’istituzione delle commissioni.
La questione delle commissioni è infine strettamente legata a un problema più ampio, su cui si discute da settimane: il Parlamento può legiferare in assenza di un nuovo governo? Anche in questo caso il M5S ritiene che sia possibile e che si possano approvare nuove leggi, in presenza di un governo dimissionario e che formalmente deve occuparsi solamente degli “affari correnti” come l’attuale di Mario Monti. Le commissioni potrebbero analizzare e votare leggi senza il governo, ma mancherebbe poi un potere esecutivo con tutti i poteri necessari per metterle in pratica o per proporne di nuove.
foto: Roberto Monaldo / LaPresse