Storia di Mediapart
I più grossi scandali della politica francese degli ultimi anni sono stati scoperti da un giovane sito di news con un particolare modello di business
Mediapart è un piccolo sito di news francese, con sede a Parigi, che ha fatto molto parlare di sé negli ultimi anni per avere raccontato alcuni dei più grandi scandali della politica francese. L’ultima inchiesta di Mediapart risale allo scorso anno e ha riguardato un conto segreto in Svizzera, non dichiarato al fisco, intestato all’ex ministro del bilancio francese, Jérôme Cahuzac. Le rivelazioni di Mediapart avevano spinto le autorità francesi ad avviare un’indagine, a causa della quale Cahuzac si è dimesso il 20 marzo scorso. Mediapart, che aveva già avuto un ruolo importante nelle vicende del complicato affare Bettencourt-Sarkozy, è una realtà del giornalismo francese piuttosto giovane (è stato fondato solo nel 2008) e molto originale per la sua storia e per il suo modello di business.
Mediapart fu fondato nel 2008 da diversi giornalisti francesi tra cui l’ex caporedattore di Le Monde, Edwy Plenel. L’idea dei fondatori era dare vita a un giornale che non fosse condizionato dagli interessi della politica francese: fin dal principio Mediapart decise di non ospitare pubblicità sul suo sito e di basare le sue entrate solo sugli abbonamenti dei lettori, che oggi hanno un costo annuale di 90 euro. Plenel ha raccontato al britannico Time come nel 2008 il modello di business di Mediapart fosse considerato fallimentare un po’ da tutto il mondo dell’editoria francese: «Cinque anni fa nessuno credeva nel nostro progetto», ha detto Planel, aggiungendo però che i fondatori del sito erano convinti che l’alta qualità del giornalismo offerto avrebbe permesso a Mediapart di raccontare delle storie che i giornali tradizionali non avrebbero mai affrontato.
L’intuizione di Plenel e degli altri soci di Mediapart fu indirizzare il sito verso un giornalismo di taglio investigativo. Lo scorso anno la redazione di Mediapart era formata da 30 giornalisti, pochi in confronto agli organici dei grandi giornali. Il sito riuscì a portare avanti inchieste molto importanti, svelando alcuni dei più grandi scandali della politica francese dell’ultimo decennio. Si occupò dei presunti finanziamenti illegali della campagna presidenziale dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, il cosiddetto “affare Bettencourt” per cui Sarkozy è ora indagato dalla polizia francese; rivelò alcuni dettagli sull'”affare Karachi“, un presunto giro di tangenti legato alla vendita di sottomarini tra Francia e Pakistan che avrebbe finanziato tra il 1994 e il 1995 la campagna presidenziale di Balladur, di cui Sarkozy era ministro e portavoce; pubblicò un rapporto della Corte dei conti francese riguardante il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, in merito a un risarcimento di 285 milioni di euro al controverso uomo d’affari Bernard Tapie, considerato allora molto vicino a Sarkozy (la giustizia francese aprì un’inchiesta nel 2012, non ancora conclusa); indagò sul presunto finanziamento dell’ex dittatore libico Muammar Gheddafi alla campagna presidenziale di Sarkozy del 2007; infine, l’inchiesta più recente ha riguardato l’ex ministro del bilancio del governo Hollande, Jérôme Cahuzac, che si è dimostrato poi coinvolto nella megainchiesta sui paradisi fiscali resa pubblica giovedì 4 aprile dall’International Consortium of Investigative Journalism.
Il lavoro investigativo di Mediapart ha causato ai giornalisti del sito diversi problemi nel corso degli anni. Nell’autunno 2009 Mediapart pubblicò un manifesto “Combat pour una press libre” (“Lotta per una stampa libera”), che era una riflessione sulla crisi dei media francesi nello svolgere il loro ruolo anche di “cane da guardia” dell’allora presidenza Sarkozy. Nel 2010, quando Mediapart scrisse per la prima volta dei presunti finanziamenti illegali alla campagna di Sarkozy, la redazione subì molti attacchi e critiche da importanti politici francesi. Fabrice Arfi, che guidò le inchieste contro Sarkozy e anche quella contro Cahuzac, subì alcune minacce di morte.
Secondo quanto riferito da Plenel a Time, nonostante le difficoltà di questi anni il modello di business di Mediapart sembra funzionare. Con sorpresa di molti, la crescita degli abbonamenti al sito ha permesso all’azienda di rimanere ferma nella decisione iniziale di non ospitare della pubblicità. Nel 2012 il bilancio di Mediapart ha chiuso in attivo, realizzando un utile di 600.000 euro.